Cronaca

L'obiettivo degli inquirenti è identificare le persone che hanno vandalizzato con decine di scritte Palazzo Tursi e altri edifici storici e danneggiato telecamere, banche e auto. Domani gip decide se scarcerare otto arresti che hanno innescato la protesta
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GENOVA - Se il Comune e altri palazzi importanti di via Garibaldi hanno cancellato a tempo di record le scritte sugli edifici storici della città sfregiati dai vandali, molti altri negozianti del centro storico oggi sono stati costretti a mettere mano al portafoglio per ripulire vetrine, muri e saracinesche da scritte no global e anti polizia.


Il giorno dopo i ripetuti raid di un centinaio di violenti incappucciati, che hanno agito confondendosi con gli altri 400 manifestanti, è subito partita per la procura di Genova la prima relazione dei poliziotti della digos per dare un nome ai vandali.

Sono decine di nomi al vaglio, molti sono pregiudicati arrivati da fuori Liguria per infiltrarsi nella manifestazione.  Domani il gip deciderà se scarcerarli, intanto la procura sta valutando se ipotizzare anche il reato di devastazione. 

La legittima manifestazione per contestare gli otto antagonisti arrestati da carabinieri e polizia locale venerdì sera davanti alla Latteria sociale di Sarzano, nella movida del centro storico, è sfociata in gesti in minacce a passanti e giornalisti, colpevoli di scattare foto, e scritte e danneggiamenti alle vetrine di alcune banche, in via Cairoli, in via San Luca. Divelte una decina di telecamere di sorveglianza, fra cui quella del commissariato di piazza Matteotti, dove sono state danneggiate anche due auto.  

Gli sfregi che fanno più arrabbiare sono le scritte di via Garibaldi e su palazzo Tursi: stamattina sono state prima coperte con lenzuoli del colore dell'edificio e poi cancellate con un liquido biologico sparato con un idropulitore. Da una prima stima i danni provocati in via Garibaldi si aggirano sui diecimila euro.

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