Cronaca

Al via il controesame della fase tecnica in cui i magistrati chiederanno conto ai consulenti degli imputati perché non sono riusciti a evitare una tragedia a loro dire annunciata
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di Michele Varì

GENOVA - Al processo per la tragedia del Morandi prende il via oggi, 25 giugno, il controesame in cui i magistrati in aula Walter Cotugno e Marco Airoldi (nella foto con Federico Di Puccio, ausiliario dei consulenti dei pm) chiederanno conto ai consulenti degli imputati di Autostrade per l'Italia e di Spea perché non sono riusciti a evitare una tragedia a loro dire ampiamente annunciata da decenni e provocata da una non adeguata manutenzione al fine di risparmiare e accumulare più utili da distribuire ai soci.

Il controesame dal punto di vista tecnico è l'ora della verità del processo che riprende sotto la tensostruttura al terzo piano di palazzo di giustizia dopo una settimana di pausa e al martedì e non come al solito di lunedì perchè ieri, 4 giugno, era la festa di San Giovanni Battista, patrono di Genova.


In aula a rispondere alle domande dei magistrati saranno i consulenti Del Grosso per Autostrade per l'Italia e Ferro per Spea, la società di ingegneria che avrebbe dovuto controllare Autostrade.

Il processo per la tragedia avvenuto il 14 agosto 2018 e costata la vita a 43 persone è iniziato il 7 luglio di due anni fa e vede imputate 58 persone fra cui i vertici (ormai ex) di Autostrade per l'Italia Giovanni Castellucci, Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli, e di Spea fra cui l'ex amministratore delegato Antonino Galatà.

Per i tecnici di Spea che hanno concluso la loro deposizione a fine maggio a provocare il crollo è stato un difetto di costruzione sulla pila 9 avvenuto nella primavera del 1967, a pochi mesi dall'inaugurazione del ponte, errore mai rivelato dai costruttori e impossibile da diagnosticare.

Il vizio occulto e occultato è la causa principale anche per i consulenti Aspi che lo definiscono "senza precedenti nella storia dell'ingegneria".

Più precisamente i consulenti di Autostrade per l'Italia scrivono: "La fatale mancata tempestività della esecuzione dell’intervento sullo strallo di pila 9 lato mare lato Genova consegue alla mancata conoscibilità delle conseguenze del difetto costruttivo, un difetto occultato dai costruttori senza precedenti nella storia dell’ingegneria, ignoto alla scienza delle costruzioni".

I consulenti Aspi però non si limitano al difetto di costruzione ma aggiungono altri tre fattori scatenanti, primo fra tutti il carroponte che sino alla sera prima del crollo era ancorato al viadotto per permettere la sostituzione dei jersey: l'attrezzatura avrebbe lesionato l'impalcato, la strada, anche se il titolare della ditta quando è stato ascoltato in aula nelle vesti di testimone della difesa ha garantito che il carroponte non ha lesionato il viadotto e di avere lavorato seguendo il progetto di Aspi.

Gli altri due fattori scatenanti sarebbero stati: la tempesta di vento e grandine che si è scatenata su quel punto proprio alle 11.36, ora del crollo, e il rotolo di acciaio che sarebbe caduto da un tir sull'impalcato, anche se questa eventualità è stata ormai abbandonata dalla quasi totalità dei consulenti di Autostrade per l'Italia.


La procura si aspettava queste tesi difensive dopo l'analisi del reperto 132 del ponte da cui, nel secondo incidente probatorio, si evince che lì è cominciato il collasso del ponte. Per i magistrati dell'accusa però dopo il rifacimento nel '99 della pila gemella numero 11 si sarebbe dovuto per logica controllare in modo adeguato anche le altre due pile, la 10, con cui si interverrà poi con delle "pezze", e la 9 su cui invece non è stato effettuato nessun intervento.

E' quasi certo che i giudici alla fine del controesame chiederanno una ulteriore perizia per chiarire alcuni aspetti  legati al cedimento del crollo del ponte. Forse anche per questo il presidente del collegio giudicante Paolo Lepri ha già annunciato la possibilità di rivedere alcune parti delle macerie, come ha richiesto nelle scorse udienze anche uno dei legali di uno degli imputati. In particolare si vuole riesaminare il reperto  132.

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