Cronaca

Clamoroso disservizio per un sub appalto: il contratto del tecnico che registra l'udienza rinnovato solo ieri sera e a condizioni, si dice, da bracciante. Per riprendere l'udienza il pm Airoldi costretto a sedersi sul banco degli imputati
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di Michele Varì

GENOVA - Il processo più importante d'Italia per la strage di Ponte Morandi costata la vita a 43 persone e che vede alla sbarra 58 persone ha rischiato oggi di fermarsi per il contratto part time del fonico che registra le udienze. Contratto che, scaduto, sarebbe stato rinnovato fuori tempo massimo, solo nella tarda serata di ieri e a condizioni economiche deprimenti, da bracciante, tanto per fare capire i livelli.

Al centro del caso, suo malgrado, Daniele, il giovane fonico che da due anni registra il processo dei processi, la vera vittima di questo disservizio. Un tecnico molto stimato da tutti gli addetti ai lavori del processo, dai giudici, agli avvocati, dai magistrati ai giornalisti. Daniele stamane, avvilito dalla situazione in cui è venuto a trovarsi, non si è presentato in aula. Motivo: il suo contratto part time era scaduto ieri e sarebbe stato rinnovato solo fuori tempo massimo e a condizioni non adeguate.

Così alle nove niente avvio dell'udienza del controesame in cui il pm Marco Airoldi avrebbe dovuto porre le domande al consulenti degli imputati Spea per capire i motivi del crollo del Morandi.

Una situazione che ovviamente ha gettato nello sconcerto tutti e risolta solo quando la ditta con sede a Roma che ha in appalto, o pare in subappalto, con il Ministero della Giustizia, ha inviato con urgenza a Genova un tecnico sostitutivo da Milano.

Un rimedio sbrigativo e con qualche controindicazione, tanto che il pm Marco Airoldi per proiettare le immagini che gli servivano per interrogare il consulenti degli imputati Spea è stato costretto a lasciare il suo solito posto davanti ai giudici e sedersi sul banco degli imputati e dei testi (nella foto), un paradosso, una cartolina emblematica dello stato della giustizia italiana che per garantire lo svolgimento del più importante processo d'Italia si affida a società, pare con sede a Roma, che subappalta il lavoro con contratti e onorari inadeguati e a tempo, rinnovati poi a poche ore dall'udienza.

Daniele non parla: lui è la vittima di questo disservizio, e dietro l'angolo, dopo quasi due anni di lavoro svolto in modo esemplare, con grande professionalità come dimostra la grande solidarietà che gli è arrivata da tutti, ora rischia di ritrovarsi disoccupato. In aula oggi, alla fine, tutti si auguravano che non sarà così e che lunedì prossimo, come ogni lunedì ormai da quasi due anni, alla ripresa del processo Daniele possa essere al suo posto a modulare e registrare l'audio d'intesa con il giudice Lepri e tutti gli altri addetti ai lavori presenti in aula.

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