Cronaca

A due giorni dagli scontri e la manifestazione degli abitanti interviene l'assessore ai servizi Sociali Rosso: "Entro settembre chiuderemo la struttura, ma la stragrande maggioranza dei ragazzi si sta integrando, sono solo ragazzi, vanno aiutati"
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GENOVA - "I minori stranieri sono scesi in strada con le spranghe e si sono affrontati con alcuni ragazzi del posto, noi non ce  la facciamo più. Quel centro di ospitalità va chiuso...".


Il racconto è di Laura, che dalla sua abitazione ha visto bene gli scontri di giovedì pomeriggio nel cuore di San Desiderio fra ragazzi stranieri e i coetanei residenti nel paese.

A due giorni di distanza nella piazza principale continuano a tenere banco la rissa fra minori stranieri ospitati nell'ex scuola e i ragazzi del posto e la conseguente manifestazione di protesta in strada degli abitanti per chiedere la chiusura del centro che da due anni ospita minori non accompagnati .


L'assessore ai servizi sociali di Genova Rosso a Primocanale garantisce che entro settembre la struttura sarà chiusa, come era stato promesso un anno fa quando a San Desiderio c'erano stati i primi disordini: "Dobbiamo solo trovare un posto letto ai 19 ragazzi su 50 ancora nel centro" precisa l'assessore, che poi sottolinea che la maggior parte dei 400 minori ospitati oggi a Genova sono bravi ragazzi che grazie al lavoro degli assistenti sociali si stanno integrando.

Sabrina, una delle abitanti più arrabbiate, auspica che il Comune mantenga la parola e ricorda che da quando ci sono i minori stranieri la vita a San Desiderio è meno tranquilla: "I ragazzi non sono liberi neppure di frequentare i campetti di calcio perché quando arrivano gli stranieri li mandano via".

Altri abitanti lontano dai microfoni e le telecamere raccontano invece di una convivenza possibile, "ci pare che si stia ingigantendo tutto, a San Desiderio non è cambiato niente, le ragazzine molestate? Diciamo che i ragazzi da sempre provano ad attaccare bottone con le ragazze, ma se sono italiani va bene, se invece sono stranieri subito diventa un caso".

Abbiamo provato a parlare con i gestori del centro per minori: ma ad aprirci la porta è un operatore sudamericano che non parla italiano, al suo fianco un altro operatore che invece rifiuta di parlare.
 
Silenzio anche dai minori, che appaiono molto amareggiati: Uno di loro, con il viso da bambino, ha già fatto le valige e si allontana mestamente da San Desiderio con due amici.