Cronaca

Colpo di scena in aula: un avvocato di Milano convocato come teste costretto a rinunciare perché imputato in un altro processo a Torre Annunziata
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GENOVA - A uccidere Abdalla Mahmoud, il barbiere egiziano di 19 anni ammazzato e decapitato, è stata una coltellata al cuore sferrata da uno due imputati suoi connazionali Abdelwahab Kamel detto "Tito" e Abdelghani detto "Bob" che continuano ad accusarsi a vicenda.

Nell'udienza di oggi in corte di assise per il delitto avvenuto nell'agosto dello scorso anno c'è stato anche il colpo di scena di un legale di Milano, Alexandro Maria Tirelli, convocato in qualità di teste non ha potuto esserci perché imputato in un altro procedimento a Torre Annunziata. L'avvocato quando sarà possibile sarà sentito ai fini dell'acquisizione del video dove Tito dopo l'omicidio parla con il proprietario della barberia Aly. Il video, acquisito dai carabinieri, poi verrà inviato al legale e a un giornalista.

A illustrare in aula il responso dell'autopsia è stato il medico legale che svolse l'esame, Davide Bedocchi, che ha spiegato che letale per il ragazzo è stata una coltellata al cuore, un altro fendente invece aveva lesionato il fegato. "Altre ferite al corpo della vittima invece sono compatibili con la permanenza in mare e delle eliche di imbarcazioni".

Il giovane barbiere ucciso lavorava in un negozio di via Merano a Sestri Ponente e fu ammazzato il 23 agosto 2023 in un'abitazione poco lontano e quindi trasferito dai due assassini in due borsoni in taxi a Chiavari dove su una spiaggia il cadavere fu mutilato, decapitato e gettato nel mare. I resti del ragazzo affiorarono nei giorni successivi nelle acque del Tigullio.

I due imputati alla sbarra scoperti dalle indagini dei carabinieri coordinati dal pm Daniela Pischetola, "Bob" (nella foto in alto), difeso dall'avvocato Salvatore Calandra, e  "Tito" (foto in basso), difeso dall'avvocato Fabio Di Salvo, sono accusati di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi. Rischiano l'ergastolo.
Bob ha detto che ad accoltellare Adballa è stato Tito, quest'ultimo invece non è riuscito a precisare, di fatto facendo intendere che non è lui il responsabile del delitto.

Il proprietario del negozio, Aly, non è mai stato interrogato e non è indagato perché al momento del delitto era in Egitto, e da dove, nonostante l'invito di carabinieri e del pm non è mai più rientrato. Di lui e di alcune telefonate che avrebbe chiesto di cancellare ai due imputati avrebbe dovuto parlare l'avvocato convocato come teste. 


Aly era andato in Egitto il 26 giugno, dopo che il 19 la guardia di finanza aveva compiuto un'ispezione nel suo salone perchè la vittima aveva denunciato irregolarità nella gestione dei lavoratori.
Dalla perizia sui cellulari è emerso che tutti i messaggi, immediatamente prima e dopo il delitto erano stati eliminati. Gli inquirenti avevano già scoperto che la mattina del 23 luglio, poche ore prima di essere ucciso, Mahmoud aveva ricevuto diverse telefonate da Aly e Bob. In una di queste il titolare aveva detto alla vittima di andare a Sestri, dove gli avrebbero dato i soldi che gli spettavano come liquidazione visto che voleva andare a lavorare per un barbiere concorrente. Proprio l'intenzione di Abdalla di volere andare a lavorare in un negozio poco lontano, a detta dei carabinieri, potrebbe essere il movente del delitto.