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Cronaca

Incidente probatorio per il carrozziere indagato che è stato sottoposto al prelievo del dna: proprio il codice genetico ha permesso agli inquirenti di individuarlo dopo quasi 30 anni. E' accusato dell'omicidio di Luigia Borrelli avvenuto nel '95. Ma lui nega
3 minuti e 15 secondi di lettura
di Michele Varì e Annissa De Filippi
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Oggi per la prima volta Fortunato Verduci, il carrozziere 65enne accusato di essere l'autore del delitto del trapano avvenuto nel centro storico 29 anni fa, si è presentato in tribunale, dove gli è stato prelevato il dna. L’esame è stato conferito alla genetista dell'università degli studi di Brescia, Selene Cisana: toccherà a lei comparare i risultati con quelli di 'uomo1' trovato sulla scena del crimine.

La prova del Dna

Con Verduci i suoi nuovi avvocati, Emanuele Canepa e Andrea Volpe e il consulente, il genetista di Trieste Paolo Fattorini. La pm Patrizia Petruzziello aveva disposto nei suoi confronti l'accompagnamento coattivo, oltre che l'esecuzione coattiva del prelievo, nel caso il carrozziere si fosse rifiutato di presentarsi. Fortunato Verduci è accusato di essere l'autore del delitto del trapano. Lui ha sempre negato di essere stato nel  monolocale dove è avvenuto il delitto.

L'avvocato della figlia della vittima

Alla fine dell'incidente probatorio avvenuto al decimo piano di palazzo di giustizia alla presenza del gip Lippini a parlare è l'avvocato Rachele De Stefanis, legale della figlia della vittima: “L'indagato si è presentato gli è stato fatto il tampone, sono stati presi 60 giorni dal perito nominato per estrarre il dna e procedere alle comparazioni, entro il 2 febbraio verrà presentato l'elaborato”.

Alla domanda se Verduci era sereno il legale ha risposto così: “Domanda difficile, forse non dovete farla a me. Impassibile”.

L'avvocato alla domanda su come stava vivendo questa fase del procedimento la sua assistita, figlia di Maria Luigia Borrelli, dice: “Con grande attesa perché non vede l'ora di andare a processo. Non si sbilancia, né con contentezza, né con altri tipi di sentimenti”.


Anche la parte civile ha nominato un genetista, si tratta di Marina Baldi, criminologa romana di grande esperienza che si è occupata molti fatti di cronaca italiani. “La ritengo un'ottima professionista e confido possa dare il proprio supporto, sia da un punto di vista tecnico, di analisi, che per circostanziare queste tracce all'interno della scena del delitto”.

Le prove nei confronti di Verduci sembrano schiaccianti, perché si tratta del Dna trovato sulla scena del crimine. “I profili sono completi - conferma De Stefanis - quindi se dovesse matchare anche questa successiva prova avremmo fatto un passo avanti. Sappiamo che la presenza del dna non per forza comprova la responsabilità, ma in qualche modo sono così tante le tracce che o viene data una prova alternativa, una storia alternativa di quello che è avvenuto in questo basso, oppure personalmente ritengo sia difficile pensare non possa essere il responsabile. Però non sono io né la procura a dirlo, andremo davanti a un giudice e vedremo cosa deciderà”.

Verduci è attualmente libero: “C'è stato ricorso in Cassazione, leggeremo le motivazioni, evidentemente hanno valutato che non vi fossero profili cautelari”, conclude l'avvocato De Stefanis.

 

Il responso a febbraio

Il giudice e il genetista hanno chiesto sessanta giorni per dare una risposta sull'esito della comparazione del codice genetico, ossia il 2 febbraio, con un'udienza fissata al 10 febbraio.

Libero perché definito non violento

Verduci è libero dopo che dopo che la Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di carcerazione della pm Patrizia Petruzziello, confermando il verdetto del tribunale del Riesame che aveva respinto il primo ricorso perché negli anni trascorsi dal delitto Verduci non avrebbe mai dato segni di violenza, motivo per cui sarebbero insussistenti le esigenze cautelari.

Il delitto 29 anni fa in vico Indoratori

Il delitto del trapano di Luigia Borrelli è uno dei grandi gialli irrisolti di Genova e d'Italia. Un avvenuto il 5 settembre 1995: la donna, una madre di famiglia dalla doppia vita, ufficialmente infermiera, di fatto prostituta per pagare i debiti accumulati dopo la morte del marito, fu uccisa con un colpo di uno sgabello alla testa e ferite al collo e al petto procurate con la punta di un trapano, in un basso di vico Indoratori, nel cuore del centro storico genovese.

 

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