Cronaca

Fissata al 21 novembre invece l’udienza in Cassazione a cui ha fatto ricorso la Procura di Genova dopo che il gip e il tribunale del Riesame hanno rigettato la richiesta di arresto del carrozziere indagato per in delitto dopo 29 anni
1 minuto e 52 secondi di lettura

GENOVA - Il gup Alberto Lippini ha fissato al 2 dicembre l’udienza che darà il via alla perizia sul Dna di Fortunato Verduci, il carrozziere presunto autore del delitto del trapano avvenuto nel 1985 in vico Indoratori nel centro storico di Genova dove un assassino ancora senza nome uccise una donna di 42 anni, Maria Luigia Borrelli, colpita con uno sgabello alla testa e poi sgozzata con la punta di un trapano elettrico.

Era stata la pm Patrizia Petruzziello a chiedere un nuovo prelievo e una nuova comparazione del dna del carrozziere in incidente probatorio in modo che i difensori, Nicola Scodnik e Giovanni Ricco, possano partecipare con un proprio consulente genetico, che sarà nominato nei prossimi giorni.


La perizia è stata affidata al medico legale dell’università di Torino Sarah Gino.

Per consentire la comparazione a Verduci sarà effettuato un nuovo tampone salivare che sarà successivamente comparato con i reperti contenente il codice generico dell’autore dell’omicidio di Luigia Borrelli.

La pm se l'indagato rifiutasse di sottoporsi al prelievo ha chiesto che sia accompagnato coattivamente dalla polizia giudiziaria all’udienza. I due precedenti prelievi di Dna, effettuati di nascosto dagli investigatori, avevano –dato come risultato una corrispondenza praticamente completa – sostengono si l’accusa sia gip e riesame  – tra il codice genetico di Verduci e quello delle macchie di sangue e sulle cicche delle sigarette dell’autore del delitto del trapano.


Fissata al 21 novembre invece l’udienza in Cassazione a cui ha fatto ricorso la Procura di Genova dopo che il gip e il tribunale del Riesame hanno rigettato la richiesta di arresto del carrozziere indagato per in delitto dopo 29 anni.


Verduci, che è incensurato, per il Riesame non avrebbe tenuto negli anni  “alcuna condotta impulsiva o aggressiva che possa confermare una incapacità di contenere le proprie azioni e il rischio di commettere quindi altri atti violenti”.
Per questo, sempre secondo il Riesame, l’arresto si fonderebbe esclusivamente su una “presunzione assoluta di pericolosità” che  viola i principi costituzionali.

Maria Luigia Borrelli, ex infermiera, era una madre di famiglia di Marassi che rimasta vedova era stata costretta a prostituirsi in un basso dei vicoli per pagare un mutuo: i due figli, un ragazzo poi suicidatosi, e una ragazza, scoprirono della doppia vita della mamma solo nel giorno del delitto.