Cronaca

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Dalla Foce al cantiere di via Adamoli in poco più di un'ora: il tunnel potrebbe essere finito nel giugno 2026. Lo storico Bruschi: "Dedichiamola a Leonardo da Vinci che inventò lo scolmatore". Il geologo Bellini: "Serve più attenzione al territorio"
6 minuti e 11 secondi di lettura
di Michele Varì

Ha impiegato meno ore del previsto ad arrivare nel cantiere il viaggio del primo mastondico pezzo della maxi talpa meccanica dello scolmatore del Bisagno. La testa della grande fresa d'acciaio che scaverà il tunnel utile ad alleggerire la portata del torrente, issata a bordo di grandi pianali di un camion, è partita alle 23.20 dalla rotonda davanti alla Fiera del Mare, alla Foce, ed è arrivata a destinazione, nell'area dove sta nascendo lo scolmatore, in via Adamoli, a Molassana, poco dopo la mezzanotte, seguita in diretta dalle telecamere di Primocanale e dalla curiosità degli sguardi di tanti automobilisti e motociclisti in strada a quell'ora .

Un viaggio iniziato nel 1971

Il viaggio del macchinario cinese lungo la Valbisagno, la vallata che vive con l'incubo delle alluvioni dal 1970 quando il Bisagno uccisoe 43 persone, non è avvenuto a passo d'uomo come era stato preannunciato ufficialmente, ma a bassa velocità, fra i 20 e i 30 km/h anche se con alcuni stop, come quello all'ingresso della galleria di Brignole che da corso Torino immette in corso Sardegna.

Anticipata e seguita con la scorta delle moto e delle vetture della polizia municipale, la fresa poi ha dovuto fermarsi per un lungo stop a pochi metri dal cantiere, in via Adamoli, dove i tecnici della ditta che ne curano la spedizione, hanno dovuto trasferirla su un altro e più agile carrello per farle superare una rotatoria, l'ultimo ostacolo prima di arrivare nel cantiere.

Sarà operativa da giugno

A giugno la fresa inizierà a scavare il tunnel che devierà le piene del torrente, convogliandole verso il mare di corso Italia e forse, dopo secoli di alluvioni e di lutti, farà finalmente evaporare anche lo spettro delle esondazioni dei genovesi, soprattutto per i duecentomila abitanti e l'infinità di commercianti che vivono e operano ai margini del Bisagno, i più esposti alle tragedie. 

La speranza di cittadini e commercianti

Lungo il tragitto Primocanale ha ascolta le reazioni piene di speranze dei presidenti dei tre muncipi interessati, Paola Palmieri, del Medio Levante; Angelo Guidi, Bassa Valbisagno, e Maurizio Uremassi, della Media Valbisagno. Molto soddisfatto per il primo passo tangibile per la messa in sicurezza della vallata è apparso Umberto Solferino, presidente del Civ di corso Sardegna, una delle strade questa notte attraversate dalla fresa, ma anche fra le vie più tartassate dalle esondazioni.

L'avvertimento del geologo

Presente alla partenza della fresa in piazzale Kennedy anche il geologo Alfonso Bellini, lo storico consulente dei magistrati che hanno indagato sulle tragiche alluvioni passate, che ha ricordato come non solo la pioggia può uccidere, "ma anche gli errori dell'uomo che continuano a costruire dove non dovrebbero e a non curare i versanti dei bacini fluviali".

Lo storico Bruschi: "Dedichiamolo a Leonardo da Vinci"

Lo storico della Valbisagno, il partigiano Giotto Giordano Bruschi, che da politico e facendo parte di più comitati, ultimo dei quali il Sertoli, ha sempre denunciato la necessità di uno scolmatore nel torrente, lanciando attraverso Primacanale l'idea di dedicare lo scolmatore a Leonardo da Vinci, "l'inventore degli scolmatori visitò Genova per alcuni giorni ed ebbe modo di riflettere sulla complessità idraulica della nostra città". 

Lunedì sera l'ultimo viaggio

Lo storico viaggio del primo dei tre grandi pezzi della Fresa, la Tbm, dall’inglese ‘tunnel boring machine’, dopo quello di ieri sera vedrà altri due trasporti nelle notti di venerdì 28 e, dopo la pausa delle notti del fine settimana, di lunedì 3 marzo, cossicché prima dell'alba di martedì 4 marzo anche l'ultimo grande blocco d'acciaio dovrebbe essere depositato nel cantiere di via Adamoli a Molassana, il campo base della maxi opera.

L'itinerario

Il tragitto della talpa meccanica si è snodato fra piazzale Kennedy (dove è arrivata dai cantieri Mariotti), corso Marconi, via Rimassa, corso Torino, corso Sardegna, corso De Stefanis, via Toti, lungo Bisagno Istria, lungobisagno Dalmazia e via Adamoli.

Fresa pagata da titolari dell'appalto

La talpa è stata acquistata dalla Consorzio Research titolare dell'opera con un investimento complessivo di 20 milioni, 12 per la fresa, più i costi del trasporto. La Tbm è arrivata l'altro venerdì al terminal portuale Messina a bordo della nave cargo Da-De della Cosco che dalla Cina, dopo due mesi e tre settimane di navigazione, l'ha trasportato a Genova, 86 giorni di mare in cui la nave ha percorso la rotta di circumnavigazione dell'Africa doppiando il Capo di Buona Speranza: una scelta resa necessaria per ragioni di sicurezza legate ai conflitti in corso in alcuni Paesi che si affacciano sul Mar Rosso.

Mille e 280 tonnellate

La talpa pesa complessivamente 1.280 tonnellate, la componente più grande arriva a 198 tonnellate. Per seguire le varie operazioni saranno presenti anche tecnici cinesi della ditta costruttrice, che supervisioneranno le fasi di assemblaggio del macchinario in cantiere e la sua messa in funzione per lo scavo meccanizzato.

Un serpentone lungo 90 metri

Trasportata su carrelli modulari e durante il viaggio sospesa in aria grazie a potenti cime, per preservarla da eventuali urti provocati da avvallamenti nelle strade, la Talpa una volta montata in cantiere supererà i 6 metri di diametro e i 90 metri di lunghezza e sarà in grado di realizzare un tunnel sotterraneo di oltre 6 km per collegare l’alveo del Bisagno al mare di corso Italia, in confluenza dell'altro scolmatore del Fereggiano, più piccolo e già attivo da anni.

La soddisfazione della Regione

“Siamo di fronte a un passaggio fondamentale per un’opera di cruciale importanza per aumentare i livelli di sicurezza di una vasta area della città di Genova”, hanno commentato il presidente della Regione e Commissario di governo per le opere contro il dissesto idrogeologico Marco Bucci e l’assessore alla Difesa del Suolo Giacomo Raul Giampedrone.

Lavori finanziati dal governo Renzi

Lo scolmatore del Bisagno fu annunciato nel 1971, iniziato per pochi metri nel 1992, approvato con il Piano di Bacino del 2001. I lavori furono finanziati dal Governo Renzi (2014-2016) con e il progetto esecutivo reso nel novembre 2017 anche grazie a fondi regionali. In tutto si parla di oltre 200 milioni di euro. L’appalto fu aggiudicato nel giugno 2020, secondo quanto dichiarò con soddisfazione l’Agenzia per la Coesione Territoriale. È una delle più importanti opere contro il dissesto idrogeologico in Italia ed è l’ultimo tassello per la definitiva messa in sicurezza idraulica del torrente Bisagno, insieme allo scolmatore del Fereggiano, già operativo dal 2019, e l’adeguamento della copertura alla foce del torrente, conclusa nel 2021, che ha raddoppiato la portata smaltibile fino a 850 metri cubi d’acqua al secondo.

 

 

 

Così il rischio idraulico sarà minimo

Lo scolmatore del Bisagno permetterà di aumentare di 450 metri cubi al secondo la portata di acqua del torrente, già aumentata sino 850 metri cubi al secondo con il rifacimento della copertura e l'abbassamento dell'alveo. Si arriverà così a una portata totale di 1.300 metri cubi totali al secondo, mettendo Genova al sicuro dalle piene che, secondo i modelli statistici, possono verificarsi una volta ogni 200 anni.

 

In ritardo di almeno due anni

Se fosse stato realizzato da cronoprogramma, lo scolmatore sarebbe stato battezzato nell’autunno scorso. E invece fra interdittive antimafia e altri ritardi, è ancora al palo. Secondo le ultime indicazioni della Regione potrebbe essere finito a metà del 2026, ossia fra un anno e mezzo. Come a dire che il prossimo autunno, il periodo in cui avvengono il novanta per cento delle alluvioni della nostra città, potrebbe essere l'ultimo senza la protezione dello scolmatore del Bisagno. 

 

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