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Cronaca

Anna Lucia Cecere si difende così, "ogni lunedì facevo pulizie per un dentista"
2 minuti e 2 secondi di lettura
di Michele Varì
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 CHIAVARI - "Il giorno in cui è stata uccisa Nada Cella ero a lavorare Sestri Levante dove andavo a giorni fissi, fra cui il lunedì...". E' questo il primo alibi riferito agli investigatori della squadra mobile di Genova da Anna Lucia Cecere, l'ex insegnante indagata per la seconda volta dopo un quarto di secolo per l'omicidio di Nada Cella, la segretaria del commercialista Marco Soracco uccisa nello studio dove lavorava di via Marsala, a Chiavari, alle 9.01 del 6 maggio 1996. Un lunedì, appunto.

Visto il tanto tempo trascorso dal delitto l'alibi di Cecere è necessariamente generico e piuttosto vago. La donna in sostanza riferisce che non ricorda cosa fece la mattina del 6 maggio ma sottolinea che lei in quel periodo della sua vita lavorava alcuni giorni della settimana, fra cui il lunedì, per fare le pulizie in uno studio e in un'abitazione di un dentista di Sestri Levante. Il professionista è stato ascoltato dai detective della polizia: ma pur confermando del rapporto di lavoro avuto con la donna non è in grado di dire se quel dato giorno fosse a lavorare nella sua abitazione o nello studio medico.

Tocca ora agli inquirenti vagliare l'alibi con tutte le difficoltà che comporta farlo un quarto di secolo dopo il reato: i primi sommari riscontri degli orari di lavoro della donna non permettono di escludere che quella mattina possa prima era stata nello studio di via Marsala e poi essersi recata con lo scooter a lavorare a Sestri Levante.

Sul fronte delle indagini dopo la clamorosa riapertura del caso proseguono gli accertamenti degli agenti dei poliziotti della sezione omicidi coordinati dal sostituto procuratore Gabriella Dotto: molte le segnalazioni giunte alla polizia di cittadini che hanno risposto agli appelli, fra cui quello lanciato martedì sera in diretta su Primocanale durante la trasmissione Oltrettutto da Silvana Smaniotto, la mamma di Nada Cella, e dalla criminologa Antonella Delfino Pesce che riesaminando i reperti dell'indagine ha permesso di riaprire il caso e di indagare per la seconda volta Anna Lucia Cecere.

Anna Lucia Cecere era stata la prima indagata del 1996 quando i carabinieri la sospettavano dopo avere ricevuto una telefonata anonima che faceva il suo nome e a causa della segnalazione di una mendicante, ora deceduta, che affermava di averla vista davanti al palazzo di via Marsala all'ora del delitto. Ma la sua posizione era stata sbrigativamente archiviata dal magistrato di allora Filippo Gebbia che, si scopre ora, non ha mai trasmesso alla polizia gli accertamenti svolti dai carabinieri sulla Cecere.

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