Cronaca

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di R.P.

GENOVA-Blitz antiterrorismo nei confronti di 14 giovani cittadini pakistani inseriti nel circuito di Hassan Zaher Mahmood, il 27enne pachistano che il 25 settembre 2020, a Parigi ferì a colpi di mannaia due giornalisti davanti alla vecchia sede di Charlie Hebdo.

Sono complessivamente 14 le misure cautelari emesse dal Gip di Genova ed eseguite sia in Italia sia all'estero. L'accusa nei loro confronti è di associazione con finalità di terrorismo internazionale. L'indagine è stata coordinata dalla Dda di Genova e svolta dalla Digos e dall'Antiterrorismo, con il coinvolgimento degli uffici antiterrorismo di Spagna e Francia coordinati dall'European counter terrorismo centre di Europol. Nell'operazione sono coinvolte anche le Digos di Reggio Emilia, Firenze, Treviso e Brindisi.

Indagini che hanno consentito di accertare l'esistenza della cellula, operativa in diverse province italiane e in alcuni paesi Europei, riconducibile ad un gruppo più ampio composto sempre da pachistani, tutti contatti di Zaheer Hassan Mahmoud. Il gruppo si era auto-denominato "Gruppo Gabar".

Quella mattina di settembre 2020 Mahmoud ferì un uomo di 36 anni e una donna di 28, due dipendenti della società di produzione televisiva Premières Lignes che aveva la sede nel palazzo. Le due vittime erano scese a fumare una sigaretta quando sono state attaccate dal giovane armato di mannaia. L'uomo senza sapere che la sede del giornale satirico si era spostata, dopo gli attacchi del 2015 che avevano avuto un bilancio di 12 morti e altre decine di feriti, in un nuovo luogo rimasto segreto.

La cellula terroristica era dedita ai video sui social network: in più occasioni il 'capo' brandiva machete o coltelli di grandi dimensioni mimando insieme agli altri il "taglio della gola" per strada o dentro abitazioni Spesso appare avvolto da tunica e copricapo neri mentre recita testi inneggianti alla violenza oppure mentre è in compagnia di connazionali.

L'inchiesta ha avuto il punto di svolta con il rientro in Italia del principale indagato, il pachistano di 25 anni che di lavoro faceva il muratore, già in precedenza domiciliato a Chiavari, dove aveva fatto rientro subito dopo la riammissione dalla Francia, prima di trasferirsi in provincia di Reggio Emilia. Nel Paese transalpino era stato arrestato due mesi prima per porto in luogo pubblico di un grosso coltello. In manette anche altri due pachistani di Genova che, insieme agli altri indagati, stavano tentando di formare una cellula di terroristi pronti a colpire in Italia. Dalle indagini, coordinate dalla procura di Genova, è emersa una pubblicazione continua di video e post apologetici e violenti riconducibili alla cellula, ramificata in diverse province italiane e in alcuni Paesi europei, riconducibile a un più ampio gruppo di giovani pakistani.

Oltre alle manifestazioni di vicinanza all'autore dell'attacco di Parigi, anche lui membro del Gruppo Gabar Francia, e di piena condivisione delle motivazioni che lo avevano indotto a passare all'azione, l'indagine ha consentito di delineare il substrato ideologico/confessionale dei sodali, continuamente tesi a diffondere online dottrine religiose improntate alla violenza e con una forte visione antioccidentale, in piena aderenza alla linea di predicatori che incitano all'uccisione di coloro che si "macchiano" di blasfemia.

 

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