Cultura e spettacolo

Il ballerino genovese, étoile dell'Hamburg Ballett, danzerà lunedì 14 nella Radura della Memoria
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di Dario Vassallo

Jacopo Bellussi, che lunedì 14 sarà protagonista di un balletto nella Radura della Memoria nell'ambito delle manifestazioni per le 43 vittime del ponte Morandi a cinque anni dalla tragedia, è la testimonianza del fatto che i sogni quando si inseguono con volontà e passione sono destinati a diventare realtà. Perché il suo - realizzato - è quello di un ragazzo che partito da Genova giovanissimo (e sappiamo quanto questa città sia avara di possibilità per chi vuole seguire un cammino artistico) è diventato étoile dell'Hamburg Ballett di John Neumeier, una delle compagnie più prestigiose al mondo, ambasciatore di Genova nel mondo e dal 2025 direttore artistico del Festival di Nervi: "Tutto è nato - spiega a Primocanale - quando a cinque anni vidi 'L'ucccello di fuoco' di Stravinskij al Carlo Felice. Fu veramente un colpo di fulmine che mi ha fatto innamorare di quest'arte ma soprattutto del mondo del teatro, ho sentito un'emozione enorme, come se fossi veramente nato in quel luogo. L'inizio vero e proprio è arrivato un pò dopo, a nove anni, quando ho incominciato a studiare danza a Genova nella scuola privata di Maria Luisa Capiferri che è stata molto importante per la mia formazione. Tutto è partito da lì, è scattata una scintilla che brucia ancora: a undici anni ho fatto un provino all'Accademia della Scala di Milano dove sono rimasto due anni e poi sono andato a Londra, alla scuola del Royal Ballet dove ho continuato fino ai 18 anni. Lì mi sono diplomato e ho incominciato a lavorare come ballerino professionista".

Che consiglio puoi dare ai tanti bambini che sognano di diventare quello che sei diventato tu? "La cosa più importante che ho imparato in questo percorso è che è una strada meravigliosa, una professione stupenda ma ricca di tantissimi sacrifici ed emozioni. Dunque non abbattersi, restare saldamente legati alla propria passione e continuare anche nei momenti difficili. Insomma, non mollare mai"

A questo proposito hai mai pensato tu di mollare? "Ci sono stati tanti momenti difficili, forse il più difficile in assoluto quando mi sono trasferito a Londra. Avevo 13 anni, ero ancora piccolino, una città meravigliosa ma non parlavo la lingua per cui anche solo rapportarmi con gli studenti del mio corso era complicato. A ciò si aggiungeva il fatto di doversi abituare ad uno stile, quello del Royal Ballet, molto particolare. Ecco, momenti abbastanza complicati, sì".

E quello che ti ha dato maggiori soddisfazioni?

"Quando sono diventato primo ballerino di sicuro è stato l'apice, il coronamento di un percorso incredibile non solo per me ma per tutta la mia famiglia. Sono stati anni duri dove non da solo ma anche grazie ai miei genitori e al supporto che ho sempre avuto da tutti i familiari sono riuscito a coronare questo sogno".

Nonostante una vita passata all'estero hai mantenuto comunque un forte legame con Genova, realizzando negli ultimi anni alcuni spettacoli di beneficienza, primo fra tutti uno nel 2019 dedicato alle vittime del ponte Morandi... "Dopo il crollo ho avuto da subito l'idea di fare qualcosa per la città per ricordare le persone che hanno perso la vita e aiutare anche le loro famiglie attraverso la danza. Quindi ho proposto a un gruppo di amici solisti della compagnia di Amburgo di venire assieme a me a Genova, mettere assieme alcuni brani del nostro repertorio e danzare per la città. Quello che è stato bellissimo è il supporto che ho avuto da tutti loro che subito hanno detto sì, rinunciando alle rispettive vacanze".

Adesso tornerai a ballare per le vittime del ponte lunedì 14 nella Radura della memoria. Cosa hai pensato di fare?

"Dato quello che ho detto prima, è la continuazione di un percorso: ripropongo sia un pezzo che avevamo già danzato proprio in occasione del primissimo spettacolo che un nuovo brano. Sarà una coreografia che vuole esprimere speranza e amore nonostante tutto il dolore e le sensazioni terribili che queste famiglie hanno vissuto nella tragedia".

Dal 2015 sarai direttore artistico dei balletti di Nervi. Cos'hai provato quando il sindaco ti ha fatto questa proposta? "E' stata una sensazione incredibile, mi sono subito reso conto dell'importanza e della responsabilità di questa carica. Io non ho avuto la fortuna di vivere dal vivo i balletti di Nervi diretti da Mario Porcile perché ero troppo piccino, negli anni d'oro del Festival non ero ancora nato, però già nella scuola di danza che frequentavo la mia insegnante mi ha sempre parlato di quella che era la magia che si respirava attraverso le étoiles che calcavano quel palcoscenico, quindi sono cresciuto all'ombra di queste storie. Ho cominciato a fare tantissime ricerche su quello che è stato e il mio obiettivo è riportare quella mettendoci dentro ovviamente la mia anima, le mie idee e i miei obiettivi. Primo fra tutti far ballare le grandi compagnie, tipo l'Opera di Parigi, cosa che non accade da tantissimo tempo, con nuove creazioni magari realizzate proprio per la circostanza. Per tutto questo ho bisogno di un pò di tempo per cui ho deciso di iniziare nel 2025 e non già il prossimo anno come mi era stato chiesto".

Non chiedo ovviamente i nomi che stai contattando, ma c'è un sogno che vorresti si realizzasse per questa manifestazione? "Tanti, non soltanto uno. Di sicuro avere serate dove si esibiscano le più grandi étoiles del mondo come già successo in passato. Poi mi piacerebbe che come ai tempi di Mario Porcile gli studenti delle scuole di danza liguri, non solo genovesi, possano studiare durante il giorno con le stelle che si esibiscono la sera. Questo mi piacerebbe veramente tanto".