GENOVA - Torna dopo 14 anni sul palcoscenico del Teatro Carlo Felice "Manon Lescaut", in un allestimento che porta la firma e la scenografia digitale di Davide Livermore. A partire da venerdì 25 marzo, un cast d’eccezione renderà omaggio a Giacomo Puccini che alla sua ‘Manon’ è sempre stato legato. "Con quest'opera Puccini anticipa il Novecento storico che si apre con una sua altra grande opera, "Tosca": ci vuole il cuore da parte di tutti per portarlo in scena e arriva al cuore", commenta il maestro Donato Renzetti, fresco di nomina come direttore emerito. "È uno dei pochi compositori che si può ascoltare senza 'bisogno di fare nulla', basta venire in teatro e lasciarsi rapire, anche perché è molto vicino a noi: ha scritto anche un'opera come "La Rondine" che è stata tacciata di musical.
"Per non parlare di tutti i suoi finali tragici e commoventi: non c'è età per Puccini"
Frutto di una coproduzione che lega Genova a doppio filo con Valencia, Barcellona e Napoli, questa 'Manon' punta a far riflettere il pubblico sulla contemporaneità: Manon è una migrante costretta a partire che non sopravvive. La trama è nota: Renato Des Grieux, giovane studente sprezzante dell'amore, si innamora di Manon Lescaut e la strappa al suo destino di vita monastica rapendola, ma attirandosi così le ire del vecchio Geronte, facoltoso banchiere che mirava a farla diventare la sua amante. L'idillio dura poco e nel secondo atto la giovane è la mantenuta di Geronte, ma prova nostalgia per l'innamorato, il quale irrompe a palazzo. Colta in un abbraccio con Renato, viene denunciata come ladra e adultera da Geronte. Come pena la aspetta la deportazione negli Stati Uniti e Des Grieux la segue, non riuscendo nel piano di fuga. Nel quarto e ultimo atto, Manon non resiste alla fatica del viaggio e spira tra le braccia del suo Renato. Manon Lescaut è interpretata da Maria José Siri, mentre Marcelo Álvarez è Renato Des Grieux, di Lescaut veste i panni Stefano Antonucci, mentre Geronte di Ravoir ha la voce di Matteo Peirone.
Nel frattempo il teatro guarda già alla prossima stagione, con ottimismo e grandi progetti, come anticipa il sovrintendente Claudio Orazi.
"Cresce la produzione artistica rispetto al biennio 2018-2019 e nel 2022-2023 faremo molte più opere, più concerti e più balletti fino ad arrivare ad un totale di apertura per oltre 200 serate tra il Teatro Carlo Felice e il Teatro della Gioventù"
"Abbiamo tanto bisogno di questo, anche perché cresce il pubblico dei giovani grazie alle collaborazioni con le scuole dell'obbligo, con l'Università di Genova e con il Conservatorio: cresce l'impiego per tutti i nostri lavoratori, abbiamo stabilizzato 40 mila dipendenti nei settori artistici tecnici e faremo 26 concorsi appena il ministero approverà la nuova dotazione organica. Vogliamo un Carlo Felice forte ed è cresciuta la nostra reputazione grazie alle nostre produzioni e vogliamo andare avanti con forza in questa direzione tutti quanti insieme".