cronaca

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“La notte ho ancora gli incubi, mi sveglio con l’immagine delle auto schiacciate”. Così il signor Vincenzo che, vive a poche centinaia di metri dall’area di cantiere, mi racconta come a 18 mesi dal crollo di Ponte Morandi faccia ancora fatica a guardare il nuovo ponte senza ritornare con la mente alle immagini drammatiche di quel 14 agosto.


Il viso di Vincenzo ho imparato a conoscerlo in questi mesi di racconti sotto il ponte. Lui porta il suo cagnolino a passeggiare nell’area di via Campi un paio di volte al giorno e le operazioni di demolizione e ricostruzione le ha sempre seguite, il nuovo viadotto lo sta vedendo crescere anche da casa sua, a volte lo guarda con i binocoli, ma fa fatica a osservarlo da vicino: “vorrei non aver visto tutte quelle macchine schiacciate – mi racconta – quando sono qui davanti mi vengono i brividi perché rivivo quella scena, quei momenti drammatici”.
Nelle dirette di questi mesi l’ho intervistato diverse volte ma, solo oggi, mi ha voluto raccontare dei suoi incubi, lo ha fatto in un pomeriggio di sole di febbraio che sembra primavera.
La Valpolcevera, ma non solo, attende curiosa il varo della prima campata da 100 metri del nuovo viadotto e sul ‘ponte delle ratelle’, la passerella pedonale che collega via 30 Giugno con via Perlasca, in queste due giornate di attesa, sono decine le persone che si fermano, alzano lo sguardo verso il cielo in direzione delle due pile 8 e 9 e chiedono ai cronisti presenti: “Sale?”.
Negli occhi di tanti che passano di lì chi in moto, chi in bici, chi semplicemente a piedi, non è difficile vedere tristezza. Per me non è difficile capire il perché.
Da due giorni sono tornata lì sotto a raccontare quello che sta succedendo in cantiere in attesa del primo maxi varo e lì a pochi metri dal luogo del crollo, la mente ritorna ai giorni successivi al crollo, e sì anche i miei occhi non riescono a fissare troppo quella nuova opera di ingegneria senza rivedere, come Vincenzo, i momenti successivi al crollo.
Nel torrente Polcevera si lavora per le fondamenta della torre che dovrà sostenere la seconda campata da 100 metri prima del varo. E non si può guardare quegli operai senza tornare con la mente a quel pezzo di impalcato conficcato nel greto del torrente.
Deve ancora essere varata la prima maxi campata ma la mia mente e il mio cuore sono già rivolti a quel secondo varo che dovrebbe avvenire a fine mese.
Sì, lo so già, il mio cuore si fermerà pensando alle 43 vite spezzate esattamente in quel punto.