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Cgil, Cisl e Uil al futuro capo di governo: "A Genova siamo chiari, precisi e decisi"
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"Sant’Ilario è una bella zona, siamo pronti ad andarci in massa qualora il contratto di programma tra Lega e M5s dovesse confermare la volontà di chiudere l’Ilva". Parole nette e chiare quelle pronunciate da Armando Palombo, delegato Fiom Cgil, su quelle che sono le intenzioni dei sindacati nel caso dell’ipotesi di chiudere lo stabilimento Ilva di Taranto da parte del prossimo governo targato M5s e Lega. Il messaggio diretto a Beppe Grillo, padre del Movimento Cinque Stelle, è evidente e non lascia dubbi di interpretazione. 

"In questo momento ci muoviamo in una direzione chiara, cioè chiusura programmata e riconversione economica dell'Ilva", ha confermato ancora oggi Lorenzo Fioramonti, consulente economico di Luigi Di Maio, indicato quale ministro dell'economia in pectore nella squadra di governo presentata dai Cinque Stelle in campagna elettorale. "Questo va fatto in un periodo di tempo relativamente breve ma non brevissimo. Quindi non pensiamo ai 20 anni o ai 30 anni, non pensiamo nemmeno a un anno o sei mesi". 

Quindi la chiusura, così come annunciata dal blog del Movimento, è uno dei punti su cui si basa il nuovo programma che dovrebbe portare alla nascita nelle prossime ore del governo. Una situazione che inevitalbilmente avrebbe ripercussioni dirette anche sullo stabilimento genovese di Cornigliano, che lavora coi prodotti lavorati a caldo a Taranto. 

“Sono sconcertato – prosegue Palombo - qui parlano persone che non conoscono le reali situazioni. A Genova abbiamo fatto un accorso di programma, non ci fidavamo della politica allora, figuriamoci ora. Siamo pronti a manifestare con tutte le nostre forze".

Sulla stessa lunghezza d’onda di Palombo anche Antonio Apa, segretario generale Uilm: “Dell’ipotesi chiusura c’è scritto testualmente nel contratto, non solo nel blog del M5s. Lacia perplesso, poi bisogna vedere qual è l’idea di green economy che hanno in mente". Da tempo infatti i Cinque Stelle parlano di "riconversione", parola che a Genova mette i brividi perché, con la chiusura dell'altoforno nel 2005, sono saltati in tutto circa 1.200 posti di lavoro

Al centro anche la ripresa della trattativa tra sindacati, governo e Mittal auspicata in extremis dall’attuale ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda. L’obiettivo è trovare il prima possibile un’intesa capace di salvaguardare il lavoro e la posizione delle migliaia di dipendenti Ilva in Italia. Ora serve un accordo rapido, spiegano i sindacati, il nuovo governo potrebbe essere formalizzato a breve. A quel punto la chiusura dell’Ilva sarebbe vicina visto quanto scritto nero su bianco dal M5s.

“Le segreterie nazionali sono in discussione con Mittal - prosegue Apa -. E’ chiaro che se ci sfideranno dovranno stare attenti. Non si può mettere l’intera fiera dell’acciaio a rischio. Siamo pronti a difendere il lavoro e i lavoratori scendendo ancora una volta in piazza”.

“Pensiamo che rispetto alla trattattiva abbiamo ancora dei punti importanti da sciogliere spiega Alessandro Vella, segretario regionale Fim Cisl -. Stiamo lavorando per trovare una soluzione. L’accordo sta maturando ma ci vuole ancora tempo. È possibile ambientalizzare e allo stesso tempo mantenere la sidurergia in Italia. Se il programma del nuovo governo sarà quello prospettato della chiusura, sarà battaglia in piazza”.

Il messaggio che i sindacati di settore lanciano al futuro capo di governo è perentorio: "A Genova siamo chiari, precisi e decisi, lo aspettiamo".