È un Filippo Biolé a tutto tondo quello che si è presentato nel suo studio di via Santi Giacomo e Filippo nel centro di Genova, scortato dall’architetto Marina Montolivo (la parte “cattiva” che tira le orecchie al centrosinistra e all'immobilismo della politica) e che ha spinto Biolé in questa avventura. Come anticipato nelle scorse settimane da Primocanale, l’avvocato giuslavorista (da 25 anni), ha deciso di scendere in campo, annunciando una candidatura “work in progress” che sarebbe ben disposta a mettersi al servizio del campo progressista.
L'avvocato Filippo Biolé primo candidato civico di Genova
Una candidatura "prudente" e collaborativa
Si tratta di una proposta prudenziale con un "grande senso di responsabilità". Tradotto: tutti i partiti, dal centro alla sinistra, dovrebbero convergere su Biolé, uscendo dall’impasse che si è creato negli ultimi giorni. La risposta, al momento, da parte di Pd & C. non è arrivata, nonostante ci siano stati incontri anche con il Movimento Cinque Stelle e Avs. Difficile, per ora, che i dem passino la palla all’avvocato, considerando anche la sua concreta fuga in avanti. Nel frattempo però, Filippo Biolé preme sull’acceleratore e si dice pronto a giocarsi la sua partita, appoggiato da alcuni movimenti civici che potrebbero convergere, come a esempio Genova Unita, ma con lo sguardo vigile anche di Acquarone e di Azione (che per il momento resta alla finestra in attesa del candidato del centrosinistra). “È arrivato il momento di fare la mia parte, di espormi, alla soglia dei 50 anni ho capito che era giusto farlo - spiega Filippo Biolé -. Condivido la preoccupazione che mi è stata espressa da tante persone, da tanti professionisti, vorrei raccogliere altre forze intorno alle nostre. Esiste un gruppo, una forza di persone valide che hanno ricomposto una società civile rianimata, con il desiderio di un progetto politico per concorrere con le altre forze in carica”.
La spinta della società civile
L’architetto Marina Montolivo definisce l’avvocato un uomo di centrosinistra, una persona vincente, un candidato che se tutti accettassero sarebbe sicuramente in grado di contrastare Pietro Piciocchi. “Mi chiedo perché non si riesca a convergere su un unico candidato (Biolé) considerando che i vari programmi presentati sono molto simili, più unitari rispetto a quelli del centrodestra” il monito dell’architetto Montolivo. La volontà non è divisiva, ribadisce Biolé, ma le opzioni sul tavolo sono tre: il centrosinistra sceglie l’avvocato come candidato di tutti; Biolé appoggia un profilo del centrosinistra e converge con la sua lista; Biolé decide di correre da solo al primo turno, dando un appoggio (forse) al ballottaggio. A precisa domanda su un candidato del Partito Democratico, l’avvocato genovese non chiude la porta: “Se il nome ci soddisfa e viene accettato dal mio movimento perché non appoggiarlo, non ci sono assolutamente veti. Dovrei trovare persone da condividere e dotate di autorevolezza, specchiatezza, trasparenza che facciano perno sui valori di cui parlo, a quel punto non avrei difficoltà a valutare convergenze”. Insomma, mani tesa ai dem, nonostante la conferenza stampa odierna, per provare a confluire su un progetto unitario, che sia il più largo possibile. Filippo Biolé chiede un incontro al più presto con tutte le altre forze politiche per trovare il nome, con un ventaglio di proposte sul piatto. Da qui si può partire per chiudere nel più breve tempo possibile la partita della candidatura.
Le dieci Genova che vogliamo
I dieci punti della Genova che Filippo Biolè vorrebbe, in una sorte di programma elettorale:
v La città della democrazia presa sul serio: messa in opera di tutti gli strumenti di partecipazione attiva, dalla rendicontazione sistematica alla deliberazione a pool;
v La città della salute diritto costituzionale: rifinanziamento della sanità pubblica operando tagli sistematici nelle strutture burocratiche che sottraggono risorse;
v La città del buon lavoro: oltre porto e turismo, deciso ritorno alla manifattura come industria della conoscenza. Mettere intelligenza nelle cose che si fanno;
v La città dell'alleanza pubblico-privato: indirizzata dall'interesse generale, in cui il ruolo dell'istituzione comunale è quello di catalizzatore, regista e verificatore;
v La città dalla parte delle persone: cambiando la destinazione dei finanziamenti europei ricevuti per investire sulla qualità della vita, non a favore di pochi noti;
v La città dell'ambiente impegno condiviso: la grande alleanza istituzioni e cittadini a presidio del bene comune contro le logiche che intendono mercificarlo;
v La città dei più giovani: cui offrire spazi di socialità in case dedicate, allestite nei quartieri e interconnesse per praticare le loro priorità: dalla musica alla rete;
v La città dei meno giovani: nel rifiuto dell'orribile metro della destinazione produttiva: dare ruolo attivo all'età che ne valorizzi esperienze e competenze;
v La città del sapere: un distretto universitario tra Balbi (Lettere e Giurisprudenza) e Porto Antico (Economia), con Ingegneria salvata dall'emarginazione agli Erzelli;
v La città che scende dall'Aventino: atti concreti per la ricostruzione del patto di fiducia tra politica e cittadini per il loro ritorno al coinvolgimento democratico.
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