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Politica

Il dibattito durante "Il Programma elettorale di Primocanale". Molti italiani chiedono le stesse misure per chi è in difficoltà economiche, la politica spiega perché questi aiuti servano ai bimbi ucraini
3 minuti e 18 secondi di lettura
di Silvia Isola
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GENOVA - Una vera e propria pioggia di commenti negativi sui social nei confronti di tutte quelle iniziative messe in campo dalle istituzioni e da diverse associazioni benefiche per i profughi ucraini arrivati in Liguria: in tanti hanno criticato i gesti di solidarietà nei confronti degli ucraini, dalla giornata all'Acquario di Genova all'ingresso gratuito al circo, fino alle 61 associazioni sportive che hanno deciso di aprire le porte ai giovani rifugiati. Si è parlato anche di questo ne Il programma elettorale di Primocanale. Tra i nostri utenti, Monia Giampuzzi scrive via Facebook: "Perché non estendere l'iniziativa anche ai bambini italiani che non se  lo possono permettere? Mi chiedo se la stessa iniziativa sia stata proposta per altri bambini di famiglie profughe". Sono centinaia i commenti di questo tenore, Jadais Ottantuno chiede:

"Ci sono bambini genovesi che non hanno mai potuto andarci. Loro chi li aiuta?"

Non tutti la pensano così, Roberta Notari, ad esempio, ribatte: "Certi commenti fanno davvero male, si parla di bambini.. Bambini che scappano da una guerra, che hanno visto le loro case distrutte e lasciato i loro cari a combattere... Ma come siete messi? Anche io non mi posso permettere il lusso dell'acquario ma... Sono felice se anche solo per mezz'ora questi bimbi possano sorridere di nuovo".

Su questo la politica ligure è compatta e, nonostante i colori, tutti concordano che sia giusto far sentire a casa tutte le persone che sono giunte in fuga nel nostro paese. "Domenica li abbiamo portati a fare un giro per Genova, per fare capire com'era la città, assieme alle associazioni di volontariato, in modo che poi si possano orientare", racconta l'assessore alla formazione di Regione Liguria Ilaria Cavo. "Li abbiamo accompagnati a fare un giro, da Palazzo Ducale con tutti bimbi sotto i 12 anni, a vedere la mostra.

"Quando siamo arrivati alla cappella del Doge due bimbi, davanti alla scena di Gerusalemme assediata, da felicissimi ed estasiati dopo aver visto i dipinti in mostra si sono rabbuiati, iniziando a dire ovviamente in ucraino 'no guerra', 'no guerra', 'no guerra' e si sono messi a piangere. Hanno bisogno di bello"

Concorda anche Antonio Oppicelli di Fratelli d’Italia ponendo l'accento su quanto fatto anche dal Comune di Genova e dagli istituti scolastici per accogliere i più piccoli: "Tutti coloro che sono arrivati e hanno voluto sono stati accolti al meglio nei nostri istituti scolastici, con un ottimo lavoro degli insegnanti attraverso l'inglese, il tedesco o addirittura il russo all'istituto Deledda, il quale ha messo a disposizione degli studenti per fare intermediazione linguistica".

Ma anche dall'opposizione si è del tutto solidali con questo tipo di iniziative. Lo stesso Fabio Tosi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, ha ribadito come la cosa più importante sia ora inserirli nel nostro contesto". E un gesto di accoglienza abbatte anche l'ostacolo linguistico, lo insegnano gli stessi bambini. Come questo disegno di Luca Olivari, realizzato in classe che vede unite in un cuore la bandiera italiana con quella ucraina, realizzato in una classe di Recco. 

Certo, gli italiani con questi commenti lamentano una grave situazione di crisi, che la pandemia prima, il caro bollette poi ha acuito negli ultimi tempi. Molte famiglie si trovano in difficoltà economiche e il tono dei commenti vuole denunciare quello che purtroppo tanti si trovano a dover affrontare dall'oggi al domani. Le due diverse situazioni di povertà non sono equiparabili, da una parte abbiamo chi ha dovuto lasciare il proprio paese, con le case distrutte dai bombardamenti, attraversando gli orrori della guerra e trovandosi, fortunatamente, in un luogo del tutto estraneo dove si parla un'altra lingua. Dall'altra c'è chi invece fatica ad arrivare a fine mese, con un costo della vita elevato e un mondo del lavoro molto precario. Serve un sostegno che non guardi alle bandiere, così come le stesse persone non dovrebbero farlo. Un segnale è arrivato anche dallo stesso Palazzo Tursi dove in consiglio comunale è stato approvato un ordine del giorno a favore degli aiuti per i rifugiati non soltanto ucraini, ma di qualsiasi nazionalità. 

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