Emerge sempre di più il bisogno di salute mentale a Genova. A dirlo sono i dati di Asl3, che raccontano di 5mila nuovi accessi ai servizi erogati dall'azienda sanitaria sui 13mila e 200 registrati solo nel 2024. Lasciando per un attimo da parte i numeri che riguardano Sert, neuropsichiatria infantile e altri ambiti, sempre nell'anno appena passato sono state più di 150mila le prestazioni effettuate dagli operatori di salute mentale. A palazzo Ducale si è parlato di come affrontare quella che viene definita una epidemia al convegno “La città che cura – partecipare è prevenire”.
Gli strascichi della pandemia tra i più giovani
La pandemia ha lasciato un livello di malessere, soprattutto tra più giovani, molto preoccupante. Sono infatti sempre in crescita "i casi di autolesionismo non suicidario, di self-cutting, di discontrollo delle emozioni, di 'discontrollo' del comportamento, agiti impulsivi che richiedono interventi talora proprio non semplici, anzi direi decisamente non semplici - spiega Rocco Luigi Picci, direttore del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze -, proprio perché vanno in qualche modo ad agire su una persona che è in pieno sviluppo, da un punto di vista psicologico, con tutte le possibili evoluzioni anche che sono date nel suo processo di crescita".
La città che cura: "Funziona quando partecipa la Polis"
"Dieci anni fa la chiamavamo malattia psichica, oggi la voglio chiamare disagio mentale" spiega il direttore generale Asl3, Luigi Carlo Bottaro. "Con il tempo ci si è resi conto che affrontare le problematiche nella maniera tradizionale, cioè tu hai una problematica psichiatrica e io ti curo con le medicine, non funzionava. Quello che invece funzionava e deve assolutamente funzionare è la condivisione e compartecipazione della città, dei cittadini, della Polis, delle associazioni, delle famiglie dei pazienti, dei pazienti stessi e delle autorità sanitari".
Il Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze al lavoro per prevenire
Nelle Asl invece, bisogna fare prevenzione. "Dobbiamo riuscire a captare in qualche modo il disagio, il malessere, fin dall'adolescenza e anche prima - continua il direttore del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze -, dobbiamo essere in grado di intercettare quelle forme subcliniche che non sono ancora conclamate, ma che devono richiamare la nostra attenzione prima di diventare veri e propri disturbi psichiatrici".
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