Sanità

Il segretario regionale Stimamiglio: "Il Ministero non ci ha ascoltati"
3 minuti e 6 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

GENOVA - La Liguria come tutta Italia soffre per la carenza di medici e una vera e propria fuga non solo da alcune specialità e reparti ma anche dal territorio. Nella nostra regione scarseggiano i medici di medicina generale ma soprattutto quelli di continuità assistenziale: dei 154 posti di medico di famiglia necessari ne sono stati coperti solo la metà e la situazione è ancora peggiore per i medici di continuità assistenziale perchè a fronte di una richiesta di 168 posti praticamente nessuno è stato assegnato. A scattare questa allarmante fotografia a Primocanale è Andrea Stimamiglio responsabile ligure della federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg).

Oltre due milioni di italiani non hanno un medico di famiglia. Un problema enorme che, come in tanti continuano a ripetere, ha una motivazione strutturale legata a pensionamenti, dimissioni e mancate iscrizioni all’università o scelta da parte degli specializzandi. Secondo i dati elaborati in un'analisi compiuta dalla Fondazione Gimbe in Italia si stima una carenza di 2.876 medici di medicina generale. Entro il 2025 invece se ne perderanno oltre 3.400.

"Nella nostra regione si va meglio ma la situazione è assolutamente in linea con il resto d'Italia spiega Stimamiglio - noi in particolare abbiamo una carenza molto forte di medici di guardia medica e questa carenza continuerà ad esserci, penso fino al 2026/2027, quando invece ci sarà poi una tendenza al contrario, nel senso che si satureranno i posti probabilmente nel 2027 al 2028. Dopodiché, come è successo negli anni 80 e 90 nessuno riusciva più a trovare posto come medico di famiglia, questo perché quelli che stanno entrando adesso hanno 30-35 anni e quindi i posti saranno pieni per circa trent'anni".

"Nei primi anni 80 l'accesso a medicina era libero, ci sono stati veramente molti, molti laureati io mi ricordo che al mio anno eravamo iscritti circa 1200 - racconta Stimamiglio - quindi c'è stata una saturazione dei posti di persone giovani, di persone che negli anni 80 avevano 30-35 anni, per cui è stato difficile trovare posto negli anni 90 e nel 2000. Dopo di che questa massa di persone è più o meno della stessa età ha iniziato ad andare in pensione e il ministero non è stato a sentire poi i nostri allarmi: intorno al 2005-2010 abbiamo iniziato a dire che l'università doveva formare più medici ma non siamo stati ascoltati, diciamo che il ministero è arrivato in ritardo".

"Attualmente le matricole di medicina all'università in Italia sono 14.700, per i prossimi anni sono previste 4000 matricole in più, ma questo aumento servirà fino a un certo punto perché questi, se sono bravissimi, si laureano fra sei anni quando non ci sarà più carenza ma anzi ci saranno un po' di medici a spasso, questo diciamo è il rischio".

La carenza di medici di famiglia si riflette anche nel numero di pazienti associato al medico. Secondo i dati Agenas, su 40.250 medici di medicina generale il 42,1% ha più di 1.500 assistiti, massimale previsto dall'accordo collettivo nazionale. In alcuni casi però il tetto è stato alzato fino a 1.800 pazienti o addirittura a 2.000 in base a deroghe. "La mancanza di medici di famiglia fa aumentare il numero di assistiti per ognuno - sottolinea Stimamiglio - ormai siamo diventati tutti massimalisti, qualcuno ha dato disponibilità ad avere 1800 pazienti, addirittura questo soprattutto nelle zone di maggior carenza".

Stimamiglio ricorda poi una proposta presentata in Regione lo scorso luglio ossia quello di poter organizzare dei turni per andare nelle zone più carenti su base volontaria, dove non ci sono del tutto medici di famiglia. "Purtroppo questa nostra disponibilità è stata ignorata, nel senso che in Asl3, ad esempio, ho visto che hanno deciso di agire con gli infermieri ma a mio modo di vedere non è la stessa cosa che ci sia un infermiere o un medico. Ci dovrebbe essere collaborazione. Forse ci vogliono tutte e due le figure".

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