Sanità

Negli Usa è chiamata "tossicità finanziaria": le farmaceutiche hanno poco interesse a far ricerca su giusto dosaggio
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di Eva Perasso

L'ultimo studio su di un farmaco - a basso dosaggio - cooordinato a Genova dal professor De Censi del Galliera ha mostrato ancora una volta una faccia delle cure antitumorali nota in ambiente clinico e scientifico: per molti anni infatti i medicinali per le cure oncologiche sono stati (e avviene tuttora) somministrati a dosaggi più alti di quanto necessario.

A dimostrarlo è anche l'ultima ricerca pubblicata sul Journal of Clinical Oncology, coordinata a Genova che racconta come il tamoxifene usato a basso dosaggio cambierebbe qualità della vita e futuro delle donne colpite da tumore al seno. A dieci anni dal cancro, racconta lo studio, abbatte il rischio di recidive, proteggendo dalla malattia e tutelando di fatto la qualità della vita delle pazienti.

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Come spiega a Primocanale Andrea De Censi, direttore oncologia medica ospedale Galliera, "è importante ricercare il dosaggio ottimale dei farmaci anche dopo che questi sono usciti dal brevetto. Ma è una cosa che può fare solo la ricerca indipendente perché le aziende farmaceutiche non hanno interesse - dopo che il farmaco è uscito di brevetto - a ricercare la miglior dose per ogni paziente".

La ricerca su 500 donne coordinata da Genova lo dimostra, come spiegano i ricercatori: "I risultati con tamoxifene a basso dosaggio forniscono un chiaro esempio di come la dose precedentemente utilizzata di uno dei farmaci più utilizzati in oncologia clinica, fosse eccessiva, perlomeno per la prevenzione di recidive nelle forme non infiltranti di tumore".

Spiega De Censi: "E' un tema, quello del dosaggio ottimale, molto sentito nella comunità scientifica. Lo scorso anno la Food and Drug Administration ha denunciato come troppo spesso i farmaci in oncologia sono registrati a una dose troppo alta che dà troppi effetti collaterali". 

Con conseguenze non solo cliniche sui pazienti a cui il medicinale viene somministrato: "Causa anche quella che gli americani chiamano la 'tossicità finanziaria' perché questi farmaci sono molto spesso a pagamento", conclude il professor De Censi. Fanno male alla salute, ma anche alle tasche.

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