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In casa i blucerchiati non hanno ancora vinto ma al Ferraris avranno molti scontri diretti
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di Stefano Rissetto

Tre giorni di riposo dopo l'ennesima sconfitta stagionale, concessi da Stankovic alla squadra, non sono un segnale di resa. Dopo il Ko col Bologna, terzo risultato negativo definito nei secondi finali di gara dopo il gol annullato a Empoli e la vittoria sfumata a Monza, secondo il tecnico serbo la squadra necessitava di uno stacco.

L'ambiente chiede alla squadra di giocarsi fino all'ultimo le opportunità di salvezza. Nel mirino sono rimaste ragionevolmente soltanto Verona e Spezia, con i blucerchiati e la Cremonese sono quattro squadre di cui una sola dovrebbe restare in A. Il calendario delle ultime partite propone però una situazione interessante, soprattutto per una formazione come la Sampdoria che non è ancora riuscita a vincere in casa. Da qui alla fine del campionato, a partire dal prossimo impegno in casa della Lazio fino all'appuntamento conclusivo del 4 giugno a Napoli, le trasferte sembrano quasi tutte proibitive: Lazio, appunto, poi Juventus, Roma, Lecce, Fiorentina, Udinese, Milan e Napoli. Salvo miracoli, alla portata del Doria sembrano tre partite su otto, quelle con Lecce, Fiorentina e Udinese.

Sono le partite in casa quelle su cui Stankovic, forte dell'appoggio di una tifoseria che non si è mai tirata indietro, conta per tentare una rincorsa salvezza in apparenza utopistica. Il calendario infatti propone molti scontri diretti: a Marassi si vedranno in sequenza Salernitana, Verona, Cremonese, Spezia, Torino, Empoli e Sassuolo. Sulla carta sarebbero partite alla portata della Sampdoria capace di fermare l'Inter, in pratica sembra un quadro da fantascienza per una formazione finora incapace di fare tre punti nel suo stadio. Ma Stankovic ci crede e ha deciso di arrendersi soltanto alla matematica. La squadra è debole, dopo tre mercati consecutivi di vendite, e deve lottare per non cedere alla sfiducia. Ma come dice il tecnico, "chi non se la sente si faccia da parte". Altrimenti sarebbe stato inutile il sacrificio in tema di stipendi, che ha rafforzato la stima del pubblico per una squadra assai modesta, ma di grande attaccamento alla causa.