GENOVA - 14 ottobre 1993-14 ottobre 2023. Sono già passati trent'anni dalla scomparsa di Paolo Mantovani - il più grande presidente della storia della Sampdoria - e la ricorrenza ha un sapore agrodolce, come sempre. Da una parte c'è il ricordo indelebile di un uomo speciale che si è saputo conquistare un posto d'onore nel mondo del calcio non solo per le vittorie ma anche e soprattutto per come e dove ha saputo conquistarle, in una Samp d'oro anni '80 e '90 rievocata ancora oggi da tanti ex giocatori come una famiglia rigorosamente a tinte blucerchiate. Un sentimento vero, un sentimento sincero che viene riconosciuto e apprezzato da tutti gli appassionati di calcio. Non solo dai sampdoriani.
Un orgoglio indelebile, tant'è che anche oggi - come capita tutte le volte il 14 ottobre - i supporters doriani si raduneranno a Bogliasco per ricordare il presidente, anzi il papà Paolo. I sentimenti però in questo momento sono più che mai contrastanti nella piazza blucerchiata visto che - proprio nei giorni in cui viene ricordato il presidente della Samp d'oro, quella dello scudetto '91 e di tanti altri successi, quella di Vialli, Mancini e del mitico Boskov - i blucerchiati stanno probabilmente attraversando il momento più difficile della loro storia.
Dall'archivio storico di Primocanale, 1986: Mantovani, Salsano e il torneo Ravano - GUARDA IL VIDEO
Dopo i nove anni di gestione Ferrero e il rischio fallimento societario evitato solo all'ultima curva la società oggi guidata da Radrizzani e Manfredi vive una difficile ripartenza con difficoltà piuttosto evidenti anche in campo, con un progetto tecnico affidato a Pirlo che sinora si sta rivelando tutt'altro che vincente. C'è tempo per rimediare, c'è tempo per risalire la china: l'omologa del tribunale sul piano di ristrutturazione dei debiti arrivata ieri in tribunale è un segnale importante di ripartenza ma la salita è sempre ripida, inutile negarlo.
Giorni nostalgici e pure un po' malinconici quelli che legano la Sampdoria e la sua gente al ricordo forte e orgoglioso di Paolo Mantovani. L'uomo che aveva saputo trasformare i sogni in realtà. L'uomo che aveva saputo sfidare il Milan di Berlusconi, la Juventus dell'avvocato Agnelli, il Napoli di Ferlaino e Maradona, l'Inter di Pellegrini, la Roma di Dino Viola. E l'elenco potrebbe essere ancora più lungo. Era un altro calcio, era un'altra epoca. Era di sicuro un'altra Sampdoria. E però quella è una Sampdoria che resta - almeno nel cuore dei tifosi, anche quelli oggi un po' meno giovani che l'avevano vista e vissuta da vicino - sempre viva, sempre accesa.
Dall'archivio storico di Primocanale, 1986: Mantovani, Salsano e il torneo Ravano - GUARDA IL VIDEO
Solo due anni fa Roberto Mancini, all'epoca ct azzurro oltreché grande ex doriano, dedicò la vittoria dell'Europeo a Wembley - nello stadio in cui la Samp perse la Coppa dei Campioni (all'epoca non era ancora Champions, giocavano solo le squadre con lo scudetto sul petto e non le piazzate...) contro il Barcellona - proprio a Paolo Mantovani e alla Sampdoria. Una dedica bellissima e di cuore nel ricordo di un periodo straordinario, celebrato anche da quello splendido abbraccio - che poi sarebbe purtroppo diventato un abbraccio di addio - tra Mancini e Vialli sempre a Londra.
Una storia di amicizia, di sentimenti, di valori veri al di là del calcio. Questi ragazzi li abbiamo rivisti e ci hanno fatto commuovere nel film che ha rievocato una "Bella Stagione" di sicuro irripetibile. Il molo dell'amicizia a Quarto oggi è diventato quasi un tempio laico per i tifosi blucerchiati. Tutta un'eredità lasciata da Paolo Mantovani e da quella Sampdoria. E allora di anni potranno passarne 30, 40, forse anche di più. Ma di sicuro nessuno potrà mai dimenticare il presidente papà di una Sampdoria che resterà sempre giovane, eterna, indimenticabile. Una Sampdoria che rimarrà sempre nella storia del calcio italiano ed europeo.
IL COMMENTO
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