Da sempre apprezziamo la qualità e l'impegno della vostra emittente del descrivere i problemi e le opportunità della nostra regione. Abbiamo anche notato, specie negli ultimi tempi, un costante sforzo per affrancarsi da un certo modo di fare delle emittenti genovesi, sempre pronte a costruire “salotti buoni” dove mettere a proprio agio piccoli e grandi notabili locali.
Dobbiamo però muovervi qualche appunto rispetto ai “10 si per Genova” promossi dalle vostre reti.
Riteniamo che sia corretto ed anche, in una certa misura, opportuno che un organo d'informazione proponga alcuni contenuti come importanti rispetto a scelte politiche ed elettorali. Uno dei compiti che ha è infatti orientare e spingere ad un pensiero critico la pubblica opinione.
Tal compito deve però essere bilanciato dagli obblighi derivanti dal dover fornire un'adeguata informazione rispetto non solo alle proposte avanzate ma anche rispetto alla generalità degli argomenti in campo.
Ci pare quindi alquanto non condivisibile fornire a supporto del “si” alle due grandi opere che aprono il decalogo il solito ritornello dei piccoli e grandi notabili locali sul presunto effetto di rottura dell'isolamento della nostra città che tali opere determinerebbero.
Ancor di più appare del tutto ingiustificata e non plausibile la motivazione, circa la gronda, della diminuzione dell'inquinamento e del traffico.
Ben saprà che in ambito di trasporto passeggeri ferroviario non esistono più da tempo collegamenti diretti con Nizza e Marsiglia, Lione e Parigi, Zurigo e la Germania, e in Italia, Firenze, Venezia; stavamo per perdere il collegamento veloce persino con Roma e Torino!
Come gronda e terzo valico possano invertire questa tendenza appare francamente un mistero.
Per le merci - e quindi lo sviluppo del Porto - il discorso è paradossalmente molto più chiaro e lampante, a volerlo vedere. Le linee ferroviarie esistenti non sono sature ma il treno non è scelto quale vettore d'elezione per la movimentazione dei contenitori (siamo sotto il 10%).
Noi riteniamo vi sia l'esigenza di fare una bella indagine del perché ciò accada (magari partendo dalle considerazioni fatte da Ignazio Messina alla vostra emittente qualche giorno fa) prima di sposare aprioristicamente progetti dall'alto impatto ambientale, lunghi tempi di realizzazione e costi esagerati.
E poi, prima di arrivare alla grande opera, prendere in considerazione tutti quegli interventi che si possono fare a (relativo) basso costo ed in tempi ristretti per aumentare la capacità delle attuali linee; abbiamo contribuito a realizzare studi che dimostrano che è possibile portare fino a 3 milioni di teu la capacità delle linee attuali.
Ovviamente non ci viene neanche in mente che una persona preparata come lei possa pensare che la gronda sia una risposta praticabile per le necessità del Porto e quindi ci limitiamo a ricordare che nei prossimi anni gli sforzi da fare andranno indirizzati per sottrarre contenitori ai TIR e metterli sui vagoni. Ribadiamo: chiedere ad Ignazio Messina come fa a movimentare il 30-40% dei suoi contenitori tramite ferrovia.
Circa la gronda, è ASPI che ci dice che non produrrà diminuzione dell'inquinamento ma solo lo spostamento (accresciuto e concentrato) delle emissioni dalla litoranea a Bolzaneto.
Addirittura, sempre secondo ASPI, il traffico aumenterà in tale misura che nel 2040 avremo gli stessi livelli di congestione di oggi, e non solo sulla A10 ma anche sulla gronda! Che poi tutte queste fantomatiche auto, uscendo dalle autostrade, vadano in giro per Genova aumentandone traffico ed inquinamento sembra che non importi a nessuno!!
Noi non crediamo che il futuro sia quello descritto da ASPI e pensiamo che i modelli utilizzati siano del tutto inadeguati; ma questo lo abbiamo scritto nelle nostre “osservazioni” allo Studio Trasportistico di ASPI che pensiamo anche voi abbiate ricevuto e letto . Di certo, aumenteranno traffico ed emissioni sulla Aurelia a causa ci circa 5000 camion aggiuntivi derivanti dall'interdizione per i mezzi pesanti sulla A10.
Non ci ripetiamo in questa sede ma siamo ben disponibili a presentare tali argomentazioni a lei ed agli ascoltatori della sua emittente in ogni momento ritenuto da lei opportuno e ci piacerebbe farlo con la presenza di un contraddittorio.
Magari avremo anche la possibilità di chiedere per l'ennesima volta il “si” alla miriade di interventi che pensiamo siano realmente utili al nostro territorio accanto a quei pochi “no” che urlano, praticamente inascoltati, i cittadini che hanno partecipato al Dibattito Pubblico sulla gronda.
Ci permetta però una chiosa sul “coraggio” di fare qualche grande opera.
Noi riteniamo che ci siamo molte cose da fare per rimediare a cinquant’anni e più di sviluppo insostenibile. Riteniamo che ci siano da dire molti “si”. I sì che come WWF potremmo suggerire sarebbero moltissimi, tali da travalicare gli intenti di questa lettera, e saremmo lieti di poter riaffrontare con lei l'argomento. Ma riteniamo, proprio per questo,
che sia miope e “ottocentesco” pensare che bastino pochi grossi interventi per risolvere tanti grossi problemi.
Ad esempio, sulla questione del dissesto idrogeologico.
Forse la grande opera “scolmatore” - Fereggiano prima e Bisagno in seguito – potrebbe essere una soluzione utile alla mitigazione del problema. Certo, pensare ad uno scolmatore per ognuno dei 25 rivi di Genova è arduo.
Inoltre, come ogni grande opera, gli scolmatori necessitano di lunghi tempi di realizzazione e alti costi di finanziamento. Ciò significa che la tipologia di soluzioni deve essere altra, visto che i cambiamenti climatici sono già in atto.
Anche su questo il WWF ha prodotto molti documenti e comunicati.
A noi sembra che per il Fereggiano sia possibile mitigare il problema in modo più veloce e con costi più contenuti attraverso il rifacimento completo della copertura, con l'allargamento dello spazio a disposizione per il flusso delle acque, oltre ovviamente col fermare ogni nuova impermeabilizzazione della valletta. Tempo tre anni e costo di 12-13 milioni di euro.
Alla critica che l'acqua andrebbe in un Bisagno che potrebbe essere pieno a sua volta, rispondiamo dicendo che se l'alveo del Fereggiano fosse stato invece di quattro metri (come è adesso la tombinatura) i dodici e più metri del possibile rifacimento, probabilmente l'onda di piena non sarebbe uscita per generare lo tsunami in Via Fereggiano.
Alla critica che sarebbero soldi sprecati in previsione dello scolmatore del Bisagno, rispondiamo che quando e se si farà mai tale scolmatore, sarebbe possibile risparmiare i soldi dello connessione del Fereggiano su di esso.
In definitiva, con un piccolo intervento si riuscirebbe a risolvere in un tempo contenuto il grosso problema del Fereggiano invece di attendere molti anni la grande opera salvifica.
Vale la pena qui ricordare che vi sono altri approcci al problema idrogeologico come l’ingegneria naturalistica.
Infine, ci diciamo d'accordo con voi rispetto all'ipotesi di ridiscutere l'Accordo di Progamma di Cornigliano e non solo per un diverso utilizzo delle aree delle acciaierie ma anche in relazione al poter ridiscutere la funzione che dovrà assumere l'enorme ed impattate strada a mare in costruzione e le strade cittadine limitrofe che saranno alleggerite (si spera) dal traffico da essa intercettato.
Siamo altresì d'accordo sulla costruzione di una moschea a Genova, però duole notare come l’argomento venga strumentalizzato in base ai colori politici e duole notare come nessuno analizzi la questione dal punto di vista della mobilità. Infatti, pensare ad un luogo di culto che attira diverse migliaia di fedeli, in cima ad una collina non ha molto senso, nè per i fedeli stessi (che vivranno il disagio di doverlo raggiungere) né per i residenti di un quartiere già soffocato dalle automobili. Trovare una localizzazione più vicina alla costa ed ai principali assi di TPL forse sarebbe più intelligente, ma se la scelta del Lagaccio verrà confermata auspichiamo si cominci a pensare parallelamente una soluzione sensata e sostenibile per la mobilità di TUTTI in quei luoghi.
Riteniamo in conclusione la proposta forse migliore quella di trasformare le spiagge genovesi da luogo segregato a momento identitario della genovesità attraverso la loro restituzione al godimento della collettività e previa la liberazione dalle costruzioni incongrue che oggi occupano la battigia; in fin dei conti, per giocare a tennis o a calcetto e per mangiare la pizza non è necessario essere in riva al mare.
Serve ovviamente un progetto sostenibile per salvaguardare le realtà economiche che oggi insistono sulle spiagge.
Associazione WWF Genova
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