"Cento milioni di deficit? Numeri a caso, sono cose troppo delicate per essere affrontate in modo superficiale": l'accusa di pressapochismo al giornalista di turno (il sottoscritto, per l'occasione) è servita. Nulla di male, ci mancherebbe, troppe volte la nostra categoria si mette in luce più per i titoloni a effetto che per l'accuratezza delle notizie.
E però quell'accusa di superficialità da parte del sindaco di Genova questa volta è fuori luogo: pochi minuti dopo l'assessore al Bilancio dice, testuali parole, che "Il Comune è in sofferenza di circa 100 milioni". Pressapochista anche lui? Speriamo di no.
Insomma quella cifra, quei 100 milioni, qualche fondamento lo aveva. Eppure la prima reazione di Marco Doria è stata quella di accusare la stampa di sparare "numeri a caso". Il tutto, detto per inciso, durante una concitata intervista-inseguimento di quelle alle quali il nostro sindaco ci sta abituando, che magari non semplificano il nostro lavoro di cronisti ma fanno tanto bene a gambe e polmoni.
Sindaco, se ne faccia una ragione: fare domande fa parte del nostro mestiere, rispondere fa parte del suo. Ha ragione: siamo fastidiosi, ripetitivi, un po' lenti a capire le cose. La stampa non è perfetta, se lo fosse il nostro Paese starebbe certamente meglio. Però ci proviamo, e dopo quell'intervista, e dopo tante altre nelle ultime settimane, mi viene da parafrasare un vecchio detto popolare: non esistono domande stupide, ma spesso arrivano risposte piccate.
Politica
Sindaco, fare domande è il nostro lavoro
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