Piaccia o non piaccia questo è lo stile di Marco Doria. Noi giornalisti ce ne dovremo fare una ragione. D'altronde se il nostro lavoro è cercare di fare domande fastidiose è da mettere in conto che alcune risposte possano essere altrettanto fastidiose. Ma a noi questo al momento interessa relativamente. Meglio, forse, un sindaco ruvido che ruffiano con l'informazione. Almeno non avremo mai l'imbarazzo di essere antipatici e ci servirà per non dare alcun alibi a questa giunta che si picca di essere così nuova ma così nuova che di più non si può.
Nuova perché è a maggioranza femminile. Bene: le ragazze sono statisticamente più sveglie dei maschietti e le donne più toste e motivate perché abituate a lottare per emergere. Ma, francamente, a me che ci siano più donne che uomini in giunta interessa abbastanza poco. Anzi se proprio devo dirlo, non mi interessa niente. Mi interessa che le assessore (dovremo chiamarle così?) siano competenti, efficienti, pratiche, ricche più di buon senso che di posizioni ideologicamente preconcette. E questo lo verificheremo nei prossimi mesi. Personalmente non mi piace dare voti anticipati, tanto meno se questi sono basati sul sesso.
Mi ha lasciato perplesso che sia stato lasciato fuori un personaggio del calibro di Carlo Repetti. Esperienza sicura di ottimo organizzatore, di spessa cultura, di comprovata rettitudine, buon mediatore, conoscitore della macchina del maggiore partito della coalizione senza essere mai stato imbrigliato da giochetti correntizi di questo.
Perché? Con quali motivazioni? Solo per il principio, che rischierebbe di diventare un vezzo aristocratico, di ribadire il leitmotiv "faccio tutto io" magari battendo più volte i piedi sul pavimento di palazzo Tursi?
Infine, e lo ripeto anche se so di essere contro la corrente ampiamente maggioritaria, non mi sento particolarmente tranquillizzato dalle dimissioni da presidente di Datasiel annunciate in diretta a Primocanale dal neo assessore allo Sviluppo Economico, Francesco Oddone. Non vedo pesanti conflitti se non quello della mobilità: doversi spostare dal Matitone a De Ferrari per seguire due organismi.
Il principio della competenza corre il rischio di andare a ramengo sull'altare di una demagogia popolaresca. E allora che cosa ne facciamo dei possessori di così ampi glutei da sedersi su più e più consigli di amministrazione di banche, assicurazioni, enti, società, fondazioni, associazioni, comunità eccetera e eccetera?
Oddone lo voglio vedere all'opera nell'ufficio gestito per anni da Mario Margini. Vedere che cosa farà, come agirà, come deciderà?
Infine una questione di buon senso. E' corretto che un sindaco che ha vinto debba scegliere liberamente gli assessori che vuole senza farsi condizionare dai partiti. Ma è corretto alla stessa maniera che, finché c'è una democrazia che utilizza i partiti, con questi ci si debba confrontare: esistono le coalizioni di maggioranza e gli elettori, ancorché scarsi, hanno diritto di sapere che il loro voto serve anche a equilibrare pesi e misure del governo cittadino. A meno che un sindaco non sia espressione di un movimento, lista o partito che ha conquistato la maggioranza assoluta. E non mi pare, osservando i numeri, che sia il caso di Genova.
Politica
Il nuovo stile ruvido della politica genovese
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