Cronaca

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Il tribunale del Riesame ha rigettato il ricorso, presentato dal pm Maria Antonia di Lazzaro, che chiedeva il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni immobili riconducibili all'imprenditore romano Francesco Caltagirone Bellavista, detenuto a Imperia in attesa del processoper truffa aggravata nell'ambito dell'inchiesta sul nuovo porto della città. Nell'udienza del 27 luglio scorso l'accusa aveva nuovamente chiesto il sequestro dei beni, già respinto il 28 maggio dal gip di Imperia.


Nel suo ricorso il pubblico ministero ricostruiva la vicenda giudiziaria sulla costruzione del porto, che vede imputati nel processo oltre a Caltagirone anche altre nove persone. Secondo la procura, infatti, Acquamare, general contractor della Porto di Imperia SPA, nei lavori di costruzione avrebbe conseguito un illecito profitto di 288 milioni di euro. Secondo l'accusa, il comune di Imperia (partecipata al 33% della Porto di Imperia SPA) e la stessa società, oltre al demanio sarebbero stati così danneggiati da Acquamare. Il gip aveva respinto il ricorso sul sequestro sostenendo che "non esiste danno erariale in quanto l'ente pubblico, ovvero il comune, non ha subito alcun depauperamento a causa dell'illecito in quanto non ha mai finanziato in alcun modo l'opera", tesi condivisa anche dai giudici del Riesame.

Intanto, il 21 settembre la suprema corte dovrà pronunciarsi sulla misura cautelare in carcere per Francesco Bellavista Caltagirone, emessa il 5 marzo scorso dal gip di Imperia.