Cronaca

1 minuto e 36 secondi di lettura
Arresti domiciliari per Germano Graziadei, l'ingegnere di 45 anni accusato di aver ucciso la sua compagna Paola Carosio, farmacista di 44 anni, la notte dell'11 dicembre 2010, nell'appartamento di Nervi.

Lo hanno deciso i giudici della Corte d'Assise di Genova. Nell'udienza di oggi sono stati sentiti i carabinieri del Radiomobile intervenuti sul posto e un infermiere e un medico del 118.

Entrambi hanno riferito delle manovre effettuate per praticare la rianimazione su Paola Carosio che giaceva sul pavimento ma non ha mai dato segni di ripresa. "Quando siamo arrivati - ha riferito l'infermiere - c'era già l'ambulanza dei militi. Siamo entrati in casa e abbiamo notato che c'era disordine e un divano ribaltato. Sul fondo del corridoio c'era il corpo di una donna e un signore gridava "Paola, Paola". "Siamo intervenuti con farmaci - ha aggiunto - l'abbiamo massaggiata e intubata praticando anche la respirazione assistita ma era in arresto cardiocircolatorio. Non l'abbiamo mossa ma abbiamo continuato a cercare di rianimarla ".

L'infermiere ha spiegato che Graziadei era in evidente stato di alterazione e che pareva avesse anche fatto uso di alcol. "L'uomo - ha aggiunto - ci aveva riferito che la convivente si era sentita male in bagno e lui aveva tentato di salvarla mettendola sul pavimento".

Alla domanda del pm Francesco Albini Cardona se avesse notato segni sul collo l'infermiere ha confermato quello che disse all'epoca e cioé che li notò. Il medico ha affermato che comunicarono a Graziadei che per la donna non c'era più nulla da fare. Poi chiamarono le forze dell'ordine. Quando stavano per andare via, ha detto ancora il medico, Graziadei ha mostrato sul computer alcuni disegni, frutto del suo lavoro.

Fu in seguito che Graziadei, assistito dagli avvocati Andrea Vernazza e Massimo Auditore, sostenne che la donna si era suicidata impiccandosi all'asta della tenda della vasca con una striscia di spugna con i manici perché soffriva di depressione.