
Durante la conferenza stampa di presentazione del Progetto Andromaca, svoltasi in Regione Liguria, è stata raccontata una storia italiana di calcio, passione e donne. Di calcio, perché c'è un club di tifose genoane, il Red'n Blue Ladies, che decide di sostenere la causa del Centro Antiviolenza di via Mascherona e della Rete provinciale antiviolenza a rischio chiusura ormai da due anni. Di passione, perché in questo progetto la fede calcistica si declina in chiave sociale manifestando come sia possibile far entrare negli stadi, sul campo e sugli spalti, temi contingenti - come quelli del femminicidio e della violenza sulle donne - e di farne parlare anche gli uomini, gli artefici primi di una questione nazionale che dall'inizio dell'anno conta oltre 100 omicidi di donne per mano di mariti, compagni, padri e fratelli. Infine, una storia di donne, in particolare di una, Marina, tessera UDI, rossoblu nel cuore, che un giorno ha proposto "ma perché non fare una bandiera del Genoa con il simbolo del Centro Antiviolenza e non venderle allo stadio?" Così, circa quattro mesi fa, è partita una cordata di telefonate, preventivi, mail, organizzazione dell'ufficio stampa, fino all'arrivo fatidico dei rotoli stampati il 20 ottobre scorso.
E' stato allora un affannarsi per confezionare le bandiere, cercare le forbici da sarto, trovare il modo migliore per tagliarle. 1000 bandiere rossoblu con il logo del Centro Antiviolenza che verranno vendute fuori dallo stadio Luigi Ferraris domenica 11 novembre prima della partita Genoa-Napoli. E' solo un altro piccolo, significativo passo per scuotere le istituzioni verso il Centro Antiviolenza. E' l'ennesima testimonianza di come lo sport possa contribuire a rafforzare una cultura fra i generi rispettosa delle differenze.
IL COMMENTO
Genova e il Turismo, un rapporto complesso con i camerieri
Leonardo, Fincantieri e la guerra: l'etica non può essere solo italiana