Che dietro la morte ci sia un fiorente business non è certo una novità. D’altronde da che mondo è mondo, le leggi economiche si basano su certezze. E la morte, ahinoi, è paradossalmente l’unica certezza che abbiamo dalla vita. Come dire: i clienti –statene certi– non mancheranno mai. Ecco perché il mercato è sempre in continua crescita. Gli ultimi dati arrivano dalla camera di commercio di Milano che ha monitorato tutte le regioni e province d’Italia. Solo in Liguria abbiamo 7 imprese funebri ogni mille abitanti. A farla da padrona è –chiaramente– Genova, dove in 6 anni le imprese sono passate da 27 a 39, con un incremento del 44.4%. Segue Savona, con 36 imprese (erano 32, 6 anni fa). Poi Imperia dove dal 2000 ad oggi l’incremento è stato del 35%: si è passati da 20 a 27 imprese. Infine La Spezia, dove incredibilmente due imprese hanno chiuso (oggi sono solo, si fa per dire 14).
In tutto in Liguria, sono 116, con un incremento del 22% rispetto l 2006, poco sotto l’aumento nazionale, del 27%.
Ma a crescere non è solo il numero di imprese funebri, tra quelle che operano nel commercio di articoli funerari e cimiteriali, e quelle che organizzano e svolgono il funerale. Anche i costi sono lievitati. Eccome. Oggi a Genova, in media, il servizio funerario costa 2 mila 700 euro. E se uno si affida al comune risparmia solo 700 euro. Una differenza esigua se si tiene conto che in città come Milano o Napoli, il comune fa pagare un funerale da 850 a 955 euro. Mentre privatamente a Milano costa sui 3 mila 750 euro e a Napoli 2 mila 300. Insomma, il capoluogo ligure ha anche questo invidiabile primato.
Intanto a Genova sono 40 mila i genovesi in visita nei camposanti cittadini in questa ricorrenza. E anche quest'anno si è verificato il business dei crisantemi: spesi 20 milioni di euro. Milano la città più cara, 5 euro all'uno, Catania e Palermo 2 euro. (Davide Lentini)
IL COMMENTO
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