Cronaca

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Sì del Consiglio dei ministri al decreto salva-Ilva, che autorizza a proseguire con la produzione e conferisce "all'Aia lo status di legge, obbligando l'azienda al rispetto inderogabile delle procedure e dei tempi del risanamento".  Se non lo farà potrà dire addio alla proprietà del colosso. Ma no al dissequestro dell'impianto, dice il gip, nonostante l'allarme occupazione lanciato nei giorni scorsi. Ed è scontro.
 
Per il governo non c'è incompatibilità tra i provvedimenti di ieri che decidono del più grande siderurgico d'Italia, perché prima dei sigilli "non esisteva il decreto legge" e i provvedimenti "di sequestro e confisca dell'autorità giudiziaria" non impediscono all'azienda di procedere agli adempimenti ambientali e alla produzione e vendita secondo i termini dell'autorizzazione".

Ma lo spettro della contrapposizione con la magistratura si è fatto concerto nella serata di ieri. La Procura di Taranto, dopo il no comment iniziale, starebbe infatti valutando l'eventualità di chiedere al Riesame che sia proposta eccezione di incostituzionalità o di sollevare conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato .
 
L'Anm attacca: "Il governo - ha dichiarato il segretario dell'Associazione magistrati, Maurizio Carbone - si è assunto la grave responsabilità di vanificare le finalità preventive dei provvedimenti di sequestro" emessi per "salvaguardare la salute di una intera collettività dal pericolo attuale e concreto di gravi danni".