cronaca

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Crollo colposo: questa l'ipotesi di reato sulla quale indaga la Procura di Genova in merito alla frana di via Ventotene per la quale sono state allontanate dalle loro case 130 persona.

Il procuratore capo, Michele Di Lecce, ha aperto l'inchiesta sulla base della relazione presentata dagli agenti della sezione ambiente della polizia municipale. Nel dossier si accennano anche ai vari proprietari delle vie. Attualmente il fascicolo è a carico di ignoti.

Non risultano indagati.

Entro sabato pomeriggio tutte le famiglie sfollate potrebbero rientrare nelle abitazioni. Da una riunione in comune con i tecnici e l’assessore Crivello è emersa la conferma che la prima fase, quella per la messa in sicurezza della zona, è quasi conclusa.

Sul tavolo restano i conti da pagare, compresi quelli per gli interventi per tornare del tutto alla normalità. La prima fase si è conclusa con una spesa di 99.500 euro, frutto di un impegno diretto da parte degli amministratori che rappresentano i condomìni interessati dal disastro. 

Le prossime spese da affrontare sono ancora più consistenti. Servono 247mila euro per ripristinare del tutto la viabilità e realizzare un contrafforte sul muro antistante il civico 51 di via Ventotene. Successivamente bisognerà trovare 503mila euro per la ricostruzione del muraglione franato e il ripristino completo del sedime stradale. Totale della spesa per rimettere in sesto la via: 845.500 euro.

Ma chi paga? Dal comune fanno sapere che si tratta di strada privata, quindi non spetta a loro. Il proprietario della strada è defunto, la società chiusa nel 1982. Gli abitanti della zona rispondono in coro che non esiste alcun atto di trasferimento e invocano la pertinenza statale in nome di tutte quelle eredità giacenti prese in carico dallo Stato.   

Alle 11 è prevista una riunione presso il Demanio e alle 21:00 per un’assemblea generale tra amministratori dei condomìni e abitanti per definire le opposte strategie. Intanto sullo sfondo di via Ventotene restano le macerie di una frana che rappresenta la metafora di un Paese che cade a pezzi.