cronaca

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I familiari di Gianni Jacoviello, il sergente della Capitaneria di porto ancora disperso tra i detriti della Torre Piloti crollata sotto l'urto della nave portacontainer Jolly Nero, si trovano nella sede della Guardia costiera dove è stata allestita la camera ardente. "Il loro desiderio - ha detto il sindaco di Carrara, Angelo Zubbano, che stamani si è recato alla camera ardente - è che il corpo di Gianni venga ritrovato al più presto". "Gianni - ha aggiunto - è vittima del suo lavoro e della sua grande professionalità quindi per me è stato doveroso portare la vicinanza mia e della città di Carrara, di cui è originaria la famiglia, ai suoi parenti".

Intanto continuano le ricerche del corpo del sergente Gianni Jacoviello, l'ultimo disperso della tragedia di Molo Giano. Sommozzatori al lavoro senza sosta da martedì scorso; si scava a 8 metri di profondità, tra le macerie della torre di controllo crollata. I corpi delle otto vittime ritrovate finora sono stati composti nella camera ardente della Capitaneria di porto. Ancora da definire la data del funerale; la volontà delle famiglie è che le esequie si svolgano per tutte e nove le vittime, dopo che anche l'ultimo disperso sarà recuperato.

"Il desiderio della famiglia è quello di far riposare la salma del loro caro nel cimitero di Bergiola, paese sopra Carrara di cui Gianni Iacoviello era innamorato". Ha poi sottolineato Zubbani. Il sindaco ha fatto sapere, inoltre, di essere in contatto con la capitaneria di porto di Marina di Carrara dove potrebbe essere allestita un'altra camera ardente col feretro del sergente, dopo i funerali di Stato e prima della sepoltura. A Bergiola Foscalina abitano le sorelle gemelle del sottufficiale Sara e Simona, mentre i genitori Flavio e Stella sono residenti in un altro paese sopra Carrara, Codena dove Gianni Iacoviello ha vissuto per ben 24 anni.

Il cimitero di Bergiola Foscalina che dovrebbe accogliere le spoglie del sergente della Marina ancora disperso, ospita il Sacrario dell'eccidio nazista del 16 settembre 1944. Le SS del comandate dal maggior Walter Reder incendiarono il luogo dove erano stati raccolti i prigionieri a seguito di una rappresaglia provocando l'uccisione di 72 persone, tra anziani, donne e bambini, oltre al maresciallo della guardia di finanza Vincenzo Giudice che si offrì, invano, per salvare gli ostaggi.