Sette arresti e 49 indagati è il bilancio dell’operazione condotta dal Comando carabinieri per la tutela dell’ambiente e i militari del nucleo operativo ecologico di Genova che hanno sgominato un asse Italia-Cina in cui venivano spediti nel paese orientale rifiuti speciali che tornavano nel nostro in forma di giocattoli per bambini e altri prodotti.
Il modus operandi si basava sui rapporti tra un’azienda lombarda fondata da 3 cittadini cinesi, la Kandi , che si nascondeva sotto la copertura di un commercio all’ingrosso di materiale plastico e derivati, legata ad intermediari compiacenti, tra cui anche periti chimici, che consentivano un movimento senza problemi della merce in viaggio per la Cina.
La ditta drenava, infatti, i rifiuti delle aziende italiane dichiarando di trasformarli in materia prima secondaria. In realtà i rifiuti rimanevano tali e trasportati al porto di Voltri , venivano spediti a mezzo container in Cina dove, fusi nei termovalorizzatori di una ditta cinese complice, erano rimessi sul mercato come materiale certificato.
Quindi il materiale rivenduto altro non era che la fusione di rifiuti. Una fusione tra l’altro nociva anche a livello ambientale vista la produzione di diossina durante la combustione.
In manette sono finite 4 persone, di cui 3 cittadini cinesi e un intermediario italiano, e altre 3 risultano agli arresti domiciliari.
Un’operazione che segna, tra l’altro, anche la prima volta in cui dalla repressione di illeciti ambientali vengono emessi provvedimenti di natura cautelare.
IL COMMENTO
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