
Subito viene affidato all’istituto provinciale per l’infanzia; Mino Loreti, dicono i documenti, ma il nome della mamma non compare. In orfanotrofio ci resterà 4 anni, fino a che non sarà adottato e prenderà il cognome dei nuovi genitori e diventerà: Nicola di Stasio. Restano solo poche informazioni: l’indirizzo di nascita, e il nome dell’ostetrica: Adamina Biasoli, insieme a quelli della madrina, Piera Tesse, e del sacerdote che lo ha battezzato, Ambrogio Siccardi.
Dal suo profilo Facebook Nicola diffonde il suo appello, insieme a una foto che lo ritrae da piccolo, nel giorno del suo compleanno. Sul social network si moltiplicano i messaggi di solidarietà, ma per ora non è ancora arrivata la svolta, e la speranza è che l’effetto domino di Facebook alla fine faccia arrivare informazioni utili alla ricerca. Una ricerca che potrebbe non approdare a nulla, come scrive Nicola, anche perché, dice, non è detto che sua mamma fosse di Genova, o che abiti ancora qui.
La speranza però resiste, come resiste quella di centinaia di uomini e donne, giovani e meno giovani, che chiedono informazioni a caccia dei loro genitori naturali, e su internet fioccano i siti e i blog che raccolgono le loro storie e le loro richieste di aiuto. Come quella di Nicola, nato in una casa di Via San Nazzaro, a Genova, l’8 dicembre di 50 anni fa.
IL COMMENTO
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