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Anche alla Camera è arrivato il si al Governo Letta: l'Assemblea di Montecitorio ha votato la fiducia con 435 voti favorevoli e 162 no. 

In precedenza al Senato la votiazione è stata di 235 sì, 70 no, un astenuto e 14 assenti. 

La giornata era stata caratterizzata dalla marcia indietro di Silvio Berlusconi che aveva annunciato a sorpresa di votare a favore della fiducia al governo Letta.
E così il gruppo del Pdl al Senato ha votato compatto:

"Abbiamo ascoltato il Presidente del Consiglio, abbiamo sentito le sue intenzioni su riduzione dell'imposizione fiscale, sulla riduzione del costo del lavoro per le imprese e gli impegni presi sulla responsabilità civile dei magistrati. Abbiamo ascoltato con attenzione le dichiarazioni del Premier - dice il Cavaliere - Abbiamo ascoltato i suoi impegni. Mettendo insieme tutte queste aspettative, il fatto che l’Italia ha bisogno di un governo e di riforme, abbiamo deciso non senza interno travaglio di esprimere un voto di fiducia".

Lo strappo formalmente non si è consumato.

Ma la tensione in Aula non si è spenta: dopo Berlusconi ha preso la parola il senatore Zanda (pd) che ha criticato la posizione del leader del Pdl affermando che la posizione assunta con la giravolta finale di sostegno al governo, Berlusconi ha voluto nascondere la sconfitta.

Alcuni esponenti del Pdl, tra cui Nitto Palma, sono intervenuti per dichiarare a loro volta di non dare la fiducia a Letta criticando l'intervento di Zanda.

Barani (Gal) che aveva espresso il voto contrario, ha chiesto di intervenire, modificando l'intenzione di voto all'ultimo minuto, annunciando la fiducia a Letta.

Poco prima le parole di Letta:

"L’Italia corre un rischio irrimediabile e fatale. Sventarlo dipende da noi e dalle scelte che assumeremo in aula, dipende da un si o da un no. La crisi significherebbe di nuovo rinviare i tanti problemi concreti del paese. Serve un nuovo patto per una nuova maggioranza". Così il presidente del Consiglio Enrico Letta, indirizzando all’Aula del senato le comunicazioni che si concluderanno con la richiesta del voto di fiducia. 

"Gli italiani ci urlano che non ne possono più di 'sangue e arena', di politici che si scannano e poi non cambia niente - ha aggiunto il premier - Solo chi non ha le spalle larghe finisce ostaggio della paura del dialogo. Il mio governo è nato in Parlamento e se deve morire deve morire qui, in Parlamento. La nostra repubblica democratica si fonda sullo stato di diritto. In uno stato democratico le sentenze si rispettano, si applicano, fermo restando il diritto intangibile" della difesa. Ma "senza trattamenti né ad ad né contram personam". "Se si tornasse al voto con il Porcellum - secondo Letta - ci troveremmo di nuovo con le larghe intese perché non si produrrebbe una chiara maggioranza. Oggi in poco tempo possiamo riformare la politica: i provvedimenti sono all'esame del Parlamento, se rapidamente discussi faremo una svolta con la pubblica opinione. Il tempo di attesa è scaduto". Sul programma di riforme - sottolinea il premier in Senato - il "comitato dei saggi ha completato" una bozza di riforma "equilibrata e ambiziosa" senza "golpe o stravolgimenti della carta costituzionale": ci "sono le condizioni di chiudere in anticipo e completare percorso di riforma in 12 mesi da oggi". 'Il nostro obiettivo dichiarato da tempo - dice - è l'aumento di un punto di Pil nel 2014 e spero che la legge di stabilità sia l'occasione per dimostrare che il cambiamento in atto ma senza arretrare nel risanamento della finanza pubblica'. "Coraggio e fiducia - conclude Letta - è quello che vi chiedo. Mi appello al parlamento tutto, dateci la fiducia per realizzare gli obiettivi. L'Italia può arrivare forte e credibile al 2014, ma non c'è influenza senza credibilità, stabilità politica e obiettivi chiari".

Berlusconi ha intanto precisato: "Non ho nessuna intenzione di dimettermi da senatore".

Poco prima che iniziasse alla Camera l'intervento del Presidente del Consiglio sulla crisi, la Conferenza dei Capigruppo di Montecitorio ha formalizzato la nascita del gruppo parlamentare degli Alfaniani a cui hanno aderito 26 deputati del Pdl. E alla Camera Letta ha detto: 

"La pazienza del Paese e' finita-ha detto Letta- Lo percepisco dal sollievo quasi rabbioso" nelle "migliaia di messaggi che oggi ho ricevuto e ai quali vorrei rispondere: percepisco tutta la rabbia e tutto il senso di attesa smarrita rispetto al non capire perche', con tutti i problemi che ha l'Italia", c'e' stata la crisi di questi giorni. Ma, scandisce Enrico Letta nella replica alla Camera, "sono convinto che oggi facciamo un passo avanti molto forte".