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La Lega di Serie A ha "spedito formalmente alla Federcalcio la lettera per modificare la norma sulla discriminazione territoriale".


Lo ha annunciato il presidente della Lega di serie A Maurizio Beretta. Passo invocato lunedì dall'ad del Milan Adriano Galliani dopo aver consultato tutti presidenti della serie A. E la Lega ha anche chiesto la convocazione urgente del Consiglio federale per discutere la revisione delle norme e decidere di conseguenza. Differenziare il razzismo dalla discriminazione territoriale è una scelta decisiva per la revisione del codice delle sanzioni.


E anche il presidente della Figc Abete ammorbidisce la linea con alcuni aggiustamenti necessari: nel dettaglio, i cori offensivi dovranno essere evidenti e valutati con criteri oggettivi mentre le sanzioni riguarderanno solo i settori colpevoli, rivedendo il discorso della recidività. Dunque all'orizzonte non più la chiusura automatica dello stadio e anche una valutazione diversa fra cori (striscioni) offensivi e cori (striscioni) razzisti: l'Uefa prevede una differenza, che le norme italiane invece fino a questo momento non hanno nei codici sportivi.


In parallelo la protesta delle curve italiane, con i supporters di Juve, Napoli e Inter solidali con i tifosi del Milan dopo la chiusura della curva rossonera per cori di discriminazione territoriale contro i partenopei in Juve-Milan. Ieri gli stessi supporters della Juventus hanno chiesto la compartecipazione di tutte le tifoserie nel prossimo turno di campionato ad una rivolta, invitando i sostenitori delle altre squadre a intonare cori espressivi di discriminazione territoriale auspicando che vengano chiusi tutti gli stadi e le partite siano giocate a porte chiuse in segno di protesta.


E anche i tifosi del Genoa, con un lungo comunicato firmato Gradinata Nord Genoa 1893, si uniscono alle proteste
: "Vogliono zittirci ma non ci fermeranno mai. Dobbiamo restare tutti uniti se crediamo ancora in questo mondo che ci vogliono distruggere e per cui continueremo a lottare, fino alla fine. Arrivati a un punto di non ritorno ora diciamo basta e pur di difendere la nostra passione e i nostri ideali siamo disposti a tutto, trasferendo il nostro dissenso nelle strade", si legge.