politica

1 minuto e 17 secondi di lettura
Silvio Berlusconi è stato condannato a due anni di interdizione dai giudici della Corte di Appello di Milano chiamati a rimodulare al ribasso la pena accessoria relativa all'inchiesta sui diritti tv. Il collegio presieduto da Arturo Soprano ha accolto la richiesta del procuratore generale, Laura Bertolè Viale, e ha condannato l'ex premier a due anni di interdizione dai pubblici uffici. 

 

La richiesta della difesa di ridurre ad un anno la pena accessoria è stata respinta.  La difesa di Silvio Berlusconi ricorrerà per chiedere l'annullamento dei due anni di interdizione dai pubblici uffici decisi oggi. L'avvocato Niccolò Ghedini ha spiegato: ''non avrebbe dovuto trovare ragione la pena interdittiva per le due questioni di legittimità costituzionale da noi sollevate'', in particolare quella relativa al contenzioso fiscale ''essendo stato fatto un accertamento con adesione - ha proseguito Ghedini - e avendo Mediaset versato a settembre circa 11 milioni'' per le due annualità, 2002 e 2003, relative alla frode fiscale contestata al Cavaliere. Il legale ha anche affermato di voler ricorrere in Cassazione in quanto la Corte d'appello ha rigettato le eccezioni di legittimità costituzionali eccepite oggi in aula.



In aula, per la difesa dell'ex premier, il Niccolò Ghedini, ma non il professor Franco Coppi. Al suo posto il collega di studio Roberto Borgogno. In apertura d'udienza il procuratore generale ha chiesto che "per ragioni legate alla sicurezza si escluda la presenza di strumenti televisivi" e sia consentito ai numerosi giornalisti presenti di utilizzare soltanto "taccuino e penna".