
Il sequestro era stato negato sia dal gip di Imperia, che dal Riesame, da qui il ricorso in Cassazione. Secondo la Procura, Acquamare, general contractor della Porto di Imperia spa, che ha costruito l'approdo turistico e facente capo all'imprenditore, nei lavori di costruzione avrebbe conseguito un illecito profitto di 288 milioni di euro. Secondo l'accusa, il Comune di Imperia (che ha il 33% della Porto di Imperia spa, mentre per il restante ne fanno parte Imperia Sviluppo e Acquamare) e la stessa società, oltre al demanio sarebbero stati danneggiati da Acquamare. Il gip aveva respinto il ricorso sul sequestro sostenendo che "non esiste danno erariale in quanto l'ente pubblico, ovvero il Comune, non ha subito alcun depauperamento a causa dell'illecito in quanto non ha mai finanziato in alcun modo l'opera", tesi condivisa anche dai giudici del Riesame.
Nel ricorso in Cassazione il pm ha sottolineato come "la richieste di sequestro preventivo ha funzione sanzionatoria dell'atto illecito perpetrato ai danni della Porto di Imperia Spa". Ora, si attendono le motivazioni.
IL COMMENTO
Dai dazi di Trump al voto per Genova, quando il mondo va alla rovescia
"Ti ricordi Bilancia?" 17 vittime scelte per odio e per caso