cronaca

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Basterebbe quel cartello per raccontare la storia: conclusione lavori 2008. E' un percorso senza la parola fine quella del raddoppio ferroviario del ponente.


Il copione si è caratterizzato da ricorsi e battaglie legali. I principali protagonisti? Italferr e Ferrovial. Oggi il cantiere più importante, quello di Andora, appare soltanto come un grande piazzale vuoto carico di fango ed erbacce.


Non c'è nessuno a lavorare su quell'area, il buco della galleria che avrebbe dovuto condurre a Cervo è deserto almeno da due anni, in mezzo allo spiazzo un enorme terrapieno potenzialmente pericoloso per le abitazioni limitrofe in caso di nuove piogge pari a quelle degli ultimi giorni.


“Abbiamo accettato tutto purché i lavori proseguissero. Polveri, rumori, disagi sono stati il nostro pane quotidiano per lunghi mesi. Non abbiamo mai protestato perché capivamo quanto fosse importante quest'opera per la Liguria intera e per tutta l'Italia. Il ringraziamento? Una distesa che potrebbe provocare un'alluvione sulle nostre case” ripetono gli abitanti della zona non lontana dal viadotto autostradale della A10.


A queste parole annuisce il sindaco di Andora, Franco Floris: “La nostra amministrazione ha dato ogni supporto utile al cantiere già dal 2004, appena c'eravamo insediati. La nostra gente ha accettato qualsiasi cosa, nessun governo ci ha supportato”. E oggi Andora è in mezzo al fango in tutti i sensi. Quello reale dell'area abbandonata, quello vero di una città isolata a livello ferroviario e veicolare con la frana di Capo Mele che ostruisce l'Aurelia.


Tutto con quel cartello che in sei anni nessuno ha avuto il buon gusto di togliere. Conclusione lavori: 21 luglio 2008.