porti e logistica

1 minuto e 30 secondi di lettura
Spuntano 300 nuovi esuberi all’Ilva di Cornigliano. La tensione era iniziata la settimana scorsa, dopo l’incontro dei sindacati e i vertici della fabbrica “simbolo” di Genova, nella sede di Confindustria, per discutere la scadenza dei contratti di solidarietà. In quell’occasione la direzione del personale aveva annunciato la difficoltà a mantenere i numeri del vecchio accordo di programma del 2005.

Allora gli occupati erano 2.200. Oggi sono 1.740, quasi cinquecento in meno e che, comunque non verrebbero più garantiti, perché per le attività di zincatura e per la banda stagnata dovrebbero bastare 1.400 addetti. Da qui i 300 nuovi esuberi. Martedì prossimo, 4 febbraio, l’incontro del collegio di vigilanza,convocato dal prefetto per fare il punto sull'accordo di programma con l'azienda, i sindacati e gli enti locali (fra cui l'autorità portuale, invitata a partecipare). E valutare una redistribuzione delle aree.

"L'accordo di programma non prevede esuberi - spiega a Primocanale, Bruno Manganaro della Fiom Cgil - pertanto aspettiamo si sentire cosa si dirà nel vertice di marted' 4 febbraio, e senza garanzia occupazionali tutti i metalmeccanici, non solo quelli dell'Ilva, sono pronti a scendere in piazza".

In passato Ansaldo Energia e il gruppo Malacalza avevano manifestato interesse a occupare spazi lasciati liberi a Cornigliano dall'acciaio, ma anche la Demont di Millesimo e le aziende della logistica portuale. Punto sul quale sono d’accordo la Regione Liguria, il presidente dell'autorità portuale Luigi Merlo, il vicepresidente di Confindustria, con delega alle attività portuali, Marco Bisagno e il presidente dei terminalisti Beppe Costa. Quella di Cornigliano, infatti, è una piattaforma logistica preziosa per le attività portuali, di assemblaggio e spedizioni di grandi componenti. E potrebbe gettare le basi per riscrivere un nuovo accordo di programma che metta il mantenimento dell'attuale occupazione.