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“Io al Senato non voterò perché non mi sento di votare la fiducia a Renzi, persona della quale non mi fido. Il modo in cui lui si è comportato, riabilitando Berlusconi, poi accoltellando Letta alle spalle, sinceramente non mi è piaciuto. Non penso che la nuova politica possa partire da persone che calpestano dei valori così importanti come la lealtà. Se questo è il nuovo modo di fare politica non mi appartiene. Non mi apparteneva quello di prima, ma non mi appartiene neppure questo”.

Maurizio Rossi, senatore indipendente iscritto al gruppo “Per l’Italia”, spiega così la sua decisione di non partecipare al voto di fiducia al Senato in programma lunedì.
Il presidente di Liguria Civica tuttavia esprime alcune valutazioni positivi sui ministri nominati da Renzi:

"Io conosco alcune persone che stimo, a partire da Stefania Giannini, persona di grande cultura. Sono contento che sia stata scelta come ministro dell’istruzione. Mi spiace per Mauro, ottimo ministro del governo Letta, ma sono contento per Roberta Pinotti, bravissima. E’ una scelta positiva per tutta la Liguria. Così come sono contento che Orlando sia al governo. Altro elemento importante è la conferma di Maurizio Lupi che ha ben chiaro le posizioni della Liguria”.

Insomma il problema è il premier: "Penso che sia importante stimare e avere fiducia in un Presidente del Consiglio: Renzi, per il suo modo di comportasi, non può avere né la mia stima, né la mia fiducia. Ero tentato di votare contro, ma visti i ministri che ci sono e per rispetto nei confronti di Napolitano, non voterò la sfiducia, ma non sarò in aula al momento della votazione".

Rossi potrebbe non essere l'unico parlamentare ligure ad uscire dalla maggioranza. In casa Pd infatti prosegue la discussione interna al gruppo dei civatiani.  "Mi si dice che se non votiamo la fiducia siamo fuori dal Pd. Io, con fatica, farò la cosa giusta"

La mia proposta è di rimanere nel Pd e allargare questo centrosinistra. Sulla fiducia sto ancora valutando, l'indicazione di questa assemblea è votare un sì condizionato e sfiduciato
". Così Pippo Civati alle Scuderie di Bologna.