Fisco e burocrazia si confermano nemici anche per le imprese liguri
che devono fare i conti con il calo dell’export del made in Italy, del 6,5% tra 2012 e 2013, e che ha raggiunto i 4,3 miliardi di euro.
Secondo l’Ufficio studi di Confartigianato Liguria, sulla base di dati Istat e Banca Mondiale, le imprese che producono in Italia ed esportano oltre i confini nazionali, pagano, in media, il 15,5% in più di tasse rispetto alle aziende concorrenti degli altri Paesi. Un export, quello italiano, e in particolare quello artigiano, “boicottato” dalla fiscalità interna, che lo costringe a pagare uno scotto di oltre 13 miliardi sui quasi 390 ricavati dal made in Italy venduto nei 15 principali mercati europei (e che rappresentano i due terzi dell’export totale italiano).
Ma si calcola che l’imprenditoria italiana debba fare i conti anche con un altro tipo di gap, non meno dannoso: quello burocratico. I tempi di pagamento delle imposte, molto più lunghi di quelli europei, arrivano a 269 ore all’anno: 137 ore in più rispetto a quanto si impiega in Francia, ben 206 in più nei confronti della Svizzera. Va un po’ meglio alle province di confine del Nord Est, dove il gap burocratico con la Slovenia è di sole 9 ore.
Ostacoli, fiscali e burocratici, che vanno a intralciare un export del manifatturiero che, nella sola piccola imprenditoria ligure, ha valso oltre 707 milioni nel 2013, con un +19,6% rispetto al 2012. Si tratta non solo della crescita maggiore del Nord Italia, ma anche di un valore quasi cinque volte superiore alla media italiana (4,1%). A tirare sono i settori dell’alimentare (226 milioni, +5,5%), i prodotti in metallo (286 milioni, +49,7%) e la fabbricazione di mobili (21 milioni, +26%). Segno meno invece per abbigliamento (36,5 milioni, -1,6%), e prodotti in pelle (22 milioni, -1,8%).
Osservando la dinamica provinciale, cresce soprattutto l’export del manifatturiero spezzino (+88,4% per 227 milioni di merce venduta), e savonese (+14,3% e quasi 35 milioni di euro). Bene anche Imperia, che cresce in un anno dell’11%, con un manifatturiero che vale ben 106,4 milioni, mentre Genova, pur registrando un calo dell’1,4%, pesa maggiormente sulla bilancia dell’export ligure della piccola impresa: quasi 340 milioni di euro.
Nell’ultimo anno il settore trainante nello spezzino è stato la fabbricazione di prodotti in metallo, con una crescita di oltre 101% e un’esportazione che ha raggiunto i 193 milioni; bene anche la fabbricazione di mobili (+56%, 7,4 milioni) e l’alimentare (+23%, 19,6 milioni). Settore, questo, in crescita anche a Savona (+16%, 15,5 milioni di euro di prodotti esportati) e a Imperia (+19%, 77 milioni).
Genova vede invece un calo in tutti i principali settori del manifatturiero, con prodotti in pelle e metallo in testa (rispettivamente -10% e -6% per 14 e 68 milioni di euro di merce esportata). Male anche gli alimentari, che valgono 114 milioni di euro in termini di export, ma che tra 2012 e 2013 hanno registrato un calo del 5%. Regge invece la fabbricazione di mobili: +16,3%, per un valore dell’esportazione che supera i 9 milioni di euro.
economia
Imprese: l'export ligure è frenato da fisco e burocrazia
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