economia

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Passaggio cruciale, settimana prossima, per il futuro del trasferimento della facoltà di Ingegneria nel villeggio tecnologico di Erzelli. Mercoledì prossimo, se non ci saranno slittamenti, il rettore dell’Università di Genova, Giacomo Deferrari, e Carlo Castellano, il presidente di Genova High-tech (Ght), la società che sta realizzando l’insediamento scientifico-industriale sulla collina a ridosso dell’aeroporto, saranno infatti in audizione davanti all’Autorità di Vilanza sui Contratti Pubblici. Procedimento abituale in questi casi, ma snodo chiave, perché con Deferrari e Castellano saranno chiamati a fornire chiarimenti – ognuno nelle rispettive vesti – anche su quelle che dovrebbero e potrebbero essere le nuove procedure per lo spostamento di Ingegneria a Erzelli. Come noto, infatti, proprio l’Autorità per i Contratti, con un parere pronunciato lo scorso gennaio in pratica ha fatto saltare lo schema sul quale tutti i soggetti interessati si erano mossi, cioè l’acquisto, da parte dell’Ateneo, di “cosa futura”, cioè la nuova sede di Ingegneria all’interno del villaggio tecnologico. Una indicazione, quella del Garante, che ha fatto propri i dubbi sollevati in precedenza (ottobre 2013) dai revisori dei conti dell’Università, osservando che la soluzione giusta “per un’opera di rilevante entità come la nuova sede della facoltà di Ingegneria sia l’espletamento di una gara da parte dell’amministrazione”, cioè dell’ateneo.

Uno stop brusco, considerando che in base all’accordo di programma siglato nel 2006 l’intervento dell’Università si sarebbe concretizzato con un investimento di 95 milioni per l’acquisto, come detto, “di cosa futura”. Secondo l’Authority, invece, il ruolo dell’Ateneo è configurabile come quello di un “dissimulato appaltante”. In pratica, l’Università non è – nelle considerazioni del garante – un soggetto in attesa di acquistare un bene che le occorre, perché già “è decisamente coinvolta nella fase di esecuzione, tanto da intervenire per ottenere il rispetto delle singole fasi del crono programma ed impegnata a remunerare la prestazione di Ght in corso di esecuzione (il 90% in acconto e solo il 10% all'esito del collaudo, ndr)". Quindi, si legge nel documento di undici pagine, questo sembra "un contratto di appalto di lavori pubblici".


Archiviata questa procedura, se n’è ipotizzata un’altra, vale a dire l’acquisizione da parte dell’Università del terreno su cui sorgerà la nuova facoltà di Ingegneria, con il bando di una gara internazionale per la realizzazione dell’opera. Per comprare il terreno, o eventualmente il diritto di superficie, l’Università dovrebbe sborsare una trentina di milioni, ma secondo alcuni rumor che provengono dalla capitale questo è un primo punto di ulteriore interesse sul quale si potrebbe concentrare l’attenzione dell’Autorità dei Contratti: sembra, infatti, che potrebbe esserci la richiesta che l’area venga passata all’ateneo gratuitamente, o per una cifra simbolica, certo molto lontana dai 30 milioni ipotizzati. Non è difficile prevedere che nel corso dell’audizione questo sia uno degli argomenti affrontati. Così come è probabile che dei chiarimenti vengano richiesti a proposito del progetto, sul quale è già in atto, più o meno sotto traccia, un contenzioso fra Università e Ght. La società guidata da Castellano, infatti, chiederebbe che l’ateneo acquisisca il progetto – circola, non confermata, la cifra di 12 milioni – adducendo come motivazione il fatto che la progettazione è stata realizzata su precise indicazioni dell’ateneo, mentre gli organismi universitari riterrebbero che il progetto dovrebbe far parte del bando di gara stesso. In sostanza non si potrebbe partire con un pacchetto preconfezionato, anche perché, a monte, la indicazioni fornite sulla progettazione erano legate allo schema per “l’acquisto di cosa futura”. E, quindi, venuta a cadere questa procedura sarebbe decaduto anche tutto il resto. Un terzo punto di possibile conflitto riguarda gli oneri di urbanizzazione, che Ght ha anticipato e che sembrerebbe intenzionata a farsi rifondere dall’Università. La quale, a sua volta, ritiene invece di non dovere alcunché. Temi da Codice degli Appalti. Comunque, chiariti questi e gli altri aspetti sui quali non pochi – sia in sede amministrativa sia in ambito politico – stanno sollevando dubbi sull’intera iniziativa, tacciata anche di essersi nel tempo modificata da intervento scientifico-industriale a operazione principalmente immobiliare, l’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici fornirà il proprio parere. Senza escludere che prima di pronunciarsi chiami in audizione anche il Ministero dell’Istruzione (Miur) e quello dello Sviluppo economico (Mise), entrambi coinvolti nell’iniziativa con specifici stanziamenti: rispettivamente 75 e 20 milioni. In tutta evidenza, il parere del Garante sui Contratti, che si muove nell’ottica di evitare possibili futuri contenziosi, sarà decisivo nell’indirizzare le successive mosse dell’Università. Quelle del rettore e quelle del consiglio d’amministrazione dell’ateneo, che poi è il vero depositario delle decisioni.