All’apparenza la contraddizione è enorme sotto il cielo di Finmeccanica:
prima il governo di Matteo Renzi dà il via libera alla vendita di Ansaldo Sts e Ansaldo Breda, benedicendo la focalizzazione del gruppo sul militare, poi fa piazza pulita di quanto, al vertice della società, ha anche il solo lontano odore delle stellette.
Considerando scandali e veleni che hanno travolto prima la gestione di Pierfrancesco Guarguaglini e poi quella di Giuseppe Orsi, una bella ondata di rottamazione ci stava. Ma simili colossi si nutrono di coerenze strategiche e industriali e allora la nomina di Mauro Moretti ad amministratore delegato si capisce poco o niente se la strada è quella tracciata dal predecessore Alessandro Pansa e condivisa dall’esecutivo, che attraverso il Tesoro è il principale azionista di Finmeccanica. Per dare un giudizio compiuto, allora, bisogna vedere se il governo scioglierà l’ambiguità della scelta, declinando in modo esplicito qual è la mission affidata al nuovo capoazienda. Il risanamento è il punto di partenza: i 3,3 miliardi di indebitamento vanno ridotti, ma il discrimine è come questo avverrà. Se la prima leva azionata non sarà più la vendita di Ansaldo Sts e di Ansaldo Breda, Moretti è nel posto giusto.
L’enorme esperienza accumulata alla guida delle Ferrovie, ne fa il manager
ideale per tirar giù quel progetto di un polo trasportistico nazionale che dovrebbe avere i suoi tre caposaldi nelle stesse Fs, nel segnalamento di Sts e nei treni di Breda. Con l’aggiunta, per chiudere il cerchio di un sistema chiavi in mano, dei prodotti di security in capo a Selex Es. In fondo, è la strategia che sta dietro l’offerta della francese Thales per Ansaldo Sts. E perché lasciare a Parigi una simile opportunità? Attraverso Selex e Sts, la presenza di Genova in questo disegno sarebbe rilevante e piace immaginare che l’indicazione di due genovesi per il consiglio di amministrazione, Guido Alpa e Fabrizio Landi, risponda anche a questa logica, oltre a quella di coinvolgere i presidenti di alcuni ordini professionali (Alpa) e persone vicinissime al premier (Landi).
Tuttavia, per realizzare l’operazione, che per inciso piace molto ai sindacati, occorrono denari, molti denari da investire. Finmeccanica non li ha e deve trovarli.
Un’ipotesi è che possano venire da un’altra cessione eccellente, quella Drs acquistata a caro prezzo nel 2008 da Guarguaglini e che costituiva la chiave di accesso al Pentagono. Gli americani sono pronti a riprendersela e per Finmeccanica non sarebbe una gran perdita, dopo che sotto la gestione Orsi tutta la produzione di Drs è stata secretata e per la holding italiana non è dunque spendibile in termini autonomi sul mercato. Secondo alcune valutazioni, l’azienda d’Oltreoceano potrebbe portare in Piazza Montegrappa un paio di miliardi. Eun’altra cifra consistente potrebbe arrivare dalla quotazione in Borsa di Agusta Westland (elicotteri sia civili sia militari), controllata al 100%. L’intero ricavato servirebbe in parte per abbattere il debito e in parte il lancio del polo trasportistico. Ma se non siamo al rovesciamento delle strategie di Finmeccanica, poco ci manca. Possibile, ma chissà quanto probabile, almeno fino a che il governo non batterà un colpo sull’argomento.
A guardare le cose per come stanno ora, invece, Moretti dovrebbe vendere Ansaldo Sts e Ansaldo Breda e proseguire nella focalizzazione sul militare. Allora è difficile vederlo come la scelta ideale. Al netto delle sue qualità manageriali, non conosce la struttura, non conosce il settore, non possiede le relazioni internazionali che sovrintendono un mondo complicato e popolato di squali. L’uomo ha notoriamente grinta e considerando che da tempo ambiva alla nuova posizione è certo che abbia studiato come un secchione. Nei rapporti con eserciti, cancellerie e ministeri della Difesa, inoltre, una mano gli verrà da Gianni De Gennaro, confermato alla presidenza. Le due cose, però, non gli eviteranno un apprendistato che rischia di nuocere ulteriormente a un gruppo che da troppo tempo è di fatto bloccato. Così ripiegato su se stesso, e sulle faide di corridoio, che non ha avuto la capacità e la volontà di autorigenerarsi. In Eni e in Enel, quando s’è capito che l’era di Scaroni e Conti era arrivata al capolinea, le strutture hanno fatto quadrato, spingendo e ottenendo la promozione di Descalzi e Starace, assicurando una coerenza operativa e strategica che non necessariamente rappresenta continuità negativa. In Finmeccanica è prevalsa la logica del “muoia Sansone con tutti i filistei”. Così il candidato interno, Giuseppe Giordo, è stato bruciato.
Ma per Moretti trovare un gruppo dirigente diviso può risultare un vantaggio. Perché nel costruire la squadra troverà molti pronti a salire sul suo carro. Stia attento, però: in Finmeccanica, seconde e terze linee hanno una straordinaria capacità, questa sì, di logorare anche i top manager più scafati e arcigni.
economia
Finmeccanica, Moretti scelta giusta solo se si vuole cambiare linea
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