cronaca

1 minuto e 32 secondi di lettura
Sarebbe stato a conoscenza dei rischi di attentati nei confronti di Marco Biagi, ucciso dalle Br il 19 marzo del 2002, ma nonostante questo non avrebbe agito per garantirgli la scorta: è l'ipotesi nei confronto di Claudio Scajola sulla quale sta lavorando la Procura di Bologna, anche se l'inchiesta è ufficialmente contro ignoti. I titolari del fascicolo, il procuratore Roberto Alfonso e il sostituto Antonello Gustapane, devono individuare prima di eventuali iscrizioni al registro degli indagati chi avesse l'obbligo giuridico di impedire l'evento, cioè l'uccisione del giuslavorista

L'inchiesta è derivata anche da documenti sequestrati nell'inchiesta sul conto dell'ex ministro Scajola. In un appunto l'ex ministro avrebbe scritto "Marco Biagi è in pericolo".

E in merito alla notizia sull'ipotesi di reato per l'inchiesta sulla revoca della scorta a Marco Biagi  la Procura di Bologna - per mezzo del procuratore aggiunto e portavoce della Procura, Valter Giovannini - ha fatto sapere di non avere nulla da comunicare.

"Non sono mai stato sentito" da chi al Viminale fece la relazione sulla scorta a Marco Biagi. Ed invece "avrei potuto parlare di queste cose". Lo dice in un'intervista all'ANSA l'ex segretario di Claudio Scajola, Luciano Zocchi che conferma quanto disse ai pm un anno fa dopo il ritrovamento a casa sua di documenti su Biagi. L'allora segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone fu messo al corrente della vicenda della mancata scorta a Marco Biagi: "gli parlai come ad un padre spirituale in modo molto sommario - dice Zocchi - non andai nei dettagli e lui mi disse di agire secondo coscienza". "Ho sempre detto la verità-prosegue Zocchi- e non da oggi. Ho conservato i documenti a mia tutela e li ho messi a disposizione appena mi sono stati chiesti. Auspico che possano concorrere al pieno accertamento della verità".