cronaca

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I nomi di Claudio Scajola e Chiara Rizzo si rincorrono negli interrogatori delle segretarie dello stesso Scajola e di Amedeo Matacena.

Roberta Sacco, assistente dell’ex ministro, ha raccontato che il legame tra i due era diventato “imbarazzante”. Ai magistrati dell’antimafia la Sacco ha raccontato di aver conosciuto la Rizzo due o tre anni fa nell’ufficio di Scajola: “ Negli ultimi due anni i loro contatti erano assai frequenti, a volte la Rizzo veniva in ufficio per pranzare con Scajola, le disposizioni impartite da lui consistevano nell’allestire il pranzo (ci servivamo di un catering) dopodiché potevo lasciare l’ufficio e tornavo per riordinare per l’orario concordato con l’onorevole oppure quando lui mi telefonava per dirmi che potevo ritornare in ufficio».

Poi qualcosa è cambiato: “Dopo una crociera con gli amici la Rizzo si fa all’improvviso sfuggente. Scajola ha iniziato a parlarmi delle sue preoccupazioni circa l’amicizia con la signora Rizzo, in pratica pensava che potesse esserci qualcuno che si prendeva un po’ cura di lei, come faceva lui. Questo è associato al fatto che dopo la vacanza la Rizzo sfuggiva e non riuscivano più a vedersi e a concordare gli incontri come facevano prima».

E sarebbe scattato sorta di pedinamento della Rizzo, temendo, ad esempio che incontrasse Bellavista Caltagirone. L’imprenditore, secondo quanto arriva dalle intercettazioni, pubblicate oggi dal Corriere della Sera avrebbe iniziato a chiamare l’amico “l’orco”.

Intanto un appunto scritto a mano da Claudio Scajola su carta intestata della Camera dei deputati in cui sono evidenziati i punti da sottoporre all'attenzione degli avvocati di Amedeo Matacena per avviare la procedura di asilo politico in Libano è agli atti dell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'ex ministro. Si tratta degli stessi appunti di cui parla Scajola nel suo interrogatorio.