In Liguria l’uomo del giorno è lui, Enrico Ioculano, 29 anni, una laurea in scienze politiche alle spalle. Contro ogni pronostico, ha rovesciato il risultato del primo turno e al ballottaggio ha conquistato la poltrona di sindaco a Ventimiglia. Un Comune difficile, sciolto per infiltrazioni mafiose, alle prese con enormi problemi che adesso una squadra di poco più che ragazzi sarà chiamata ad affrontare e possibilmente risolvere.
Ioculano in poche ore è passato dal ruolo di Carneade a vero e proprio simbolo dell’ondata Pd che ha definitivamente travolto l’ex feudo di Claudio Scajola: prima è toccato a Imperia, ora in rapida sequenza alla città di Confine e pure a Sanremo, dove Alberto Biancheri ha sbaragliato ciò che restava dello sbandato esercito del centrodestra.
Il Pd, però, farà bene a festeggiare in modo sobrio. E considerare Ioculano una vera e propria spia che s’è accesa lungo il percorso che condurrà il partito alle regionali del prossimo anno. Al netto di ogni considerazione sul minor flusso di votanti, che da sempre favorisce il centrosinistra, e sull’impatto dello scandalo del voto di scambio, esploso nell’immediata vigilia del voto in seno alla quadra di Giovanni Ballestra, la vittoria di Ioculano dice una cosa che per il Pd deve suonare come un monito: i cittadini sono stufi delle solite facce, sono stanchi dei dinosauri che da lustri, se non da decenni, fanno il bello e il cattivo tempo dentro i partiti e nel reticolo di rapporti con il mondo esterno (in particolare quello degli affari) e appena ne hanno l’opportunità non hanno alcun timore del cambiamento, pronti a mettere il loro destino in mani non sporcate dalla gestione del potere, finalmente anagraficamente freschi, senza cambiali da riscuotere o da far riscuotere.
All’apparenza il contrappeso è rappresentato dalla sonora sconfitta rimediata a Rapallo da Armando Ezio Capurro, il candidato sul quale il Pd ha puntato. Ma il vincente, Ioculano, e il perdente, Capurro, sono le due facce della stessa medaglia se il Pd guarda alle regionali. Perché il candidato nel Comune principale del Tigullio è arrivato alla sfida finale appoggiato dal governatore ligure Claudio Burlando e dalla sua delfina Raffaella Paita, già in pista per le primarie di partito che condurranno alla scelta del candidato governatore. E ha goduto persino (come Biancheri a Sanremo) del sostegno arrivato con un comizio di ... Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, uno degli uomini più vicini al premier Matteo Renzi.
Eppure non è bastato. A Rapallo, pur se certo hanno pesato ruggini personali di ogni tipo, la vittoria è andata a Carlo Bagnasco, vissuto dagli elettori come volto fresco della politica, dando più credito ai suoi 37 anni anziché preoccuparsi del fatto – pur incontestabile – che appartenga a una dinastia locale del centrodestra, di cui Bagnasco senior, Roberto, è la punta di diamante. E come dimenticare Sanremo? Qui Biancheri, imprenditore floricolo, non ha avuto il vantaggio dell’età – anche se i suoi 52 anni non possono certo catalogarlo come “vecchio” - ma ha sfruttato, questo sì, il favore di essere nuovo per la politica.
A ben vedere, dunque, i ballottaggi consegnano al Pd un risultato certo: gli elettori vogliono poter scegliere persone che siano distanti anni luce da tutto ciò che abbia anche un lontano sapore di estabilishment e di continuità nel senso deteriore del termine. E allora: il Pd che vuol rivincere le regionali, può accettare che chi è in sella si scelga il successore, come nel caso dell’accoppiata Burlando-Paita? O può accettare che chi da tempo occupa posizioni di rilievo aspiri a occuparne altre, e di rango superiore, come nel caso degli assessori regionali Montaldo e Rossetti, potenziali candidati alle primarie ancorché abbiano avuto, finora, il buon gusto di non ufficializzare la loro discesa in campo?
Il consenso per “diritto di potere” non esiste più. E se mai ai democratici liguri non bastassero i segnali inequivoci arrivati da Ventimiglia e Rapallo, via Sanremo, gettino un occhio alla rossa Livorno. Dove hanno vinto i 5 Stelle. E fra un anno, alla regionali, anche loro saranno della partita.
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L’EDITORIALE/ Pd ligure verso le regionali, la lezione di Ioculano
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