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La strada a scorrimento veloce costerebbe meno del tunnel
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Il geniale blueprint di Renzo Piano per completare la restituzione di Genova al mare che aveva, cozza con un macigno: il tunnel sotto il porto non si può fare e infatti Piano non si sogna minimamente di prevederlo. Avrebbe costi altissimi, ma soprattutto l'ingresso a ponente da San Benigno e lo sbocco nell'area cruciale tra porto antico e Fiera comporterebbro tali complessi svincoli da rendere insostenibile l'idea sia da un punto di vista economico che urbanistico.

Quindi è quantomeno ridicolo che qualcuno si ostini ancora a cercare di tenere a galla quel progetto già da tempo bocciato dal buon senso, prerogativa che almeno a Genova non è stata ancora svenduta.

Piace l'idea di Piano? Se sì, si dimentichi il tunnel sub portuale. Anche perché già nel progetto di Waterfront di dieci anni fa, l'architetto aveva ipotizzato la realizzazione di una Secante, cioè di una strada a scorrimento veloce che passa a monte e sfrutta, allargandole, vecchie gallerie ferroviarie e non, già esistenti. La Secante avrebbe un costo di realizzazione decisamente inferiore a quello del tunnel.

Insomma il disegno di Piano merita una grande attenzione, ma anche un altrettanto grande lavoro di approfondimento che serva a sgomberare equivoci che esistono e invece non possono coesistere con un progetto di tali dimensioni.

Il primo approfondimento è di carattere politico e finanziario. Le cifre che sono state date (ma da chi?) si smentiscono alla prima lettura. Centoventi/centoquaranta milioni possono realizzare solo una porzione di un piano rivoluzionario, che comporta nella realtà tombamenti, demolizioni complesse anche per la sicurezza come quella dell'ex Nira, trasferimenti di aziende in aree più adatte a lavori pesanti come quelli portuali, strade, raccordi, canalizzazioni. Senza contare le incognite di alcune realtà come il futuro della Fiera.

Insomma è chiaro e auspicabile che si pensi in grande per Genova, ma anche che non si rischi di cominciare una straordinaria operazione per poi lasciarla a un quarto dell'opera, con conseguenze difficilmente rimediabili.