cronaca

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Il disegno era quello di trasformare il porto di Genova nello scalo di arrivo di ingenti quantitativi di cocaina purissima spediti all'interno dei container dalla Colombia. Cocaina che sarebbe servita ad approvvigionare i canali della criminalità organizzata: 'ndrangheta, mafia, camorra e anche la criminalità romana.

I carabinieri del nucleo investigativo di Genova al termine di due anni di indagini hanno sgominato la banda e sequestrato oltre 165 chili, otto milioni di euro di valore, di cocaina purissima. In manette sono finiti in nove (dodici gli indagati) con al vertice Tommaso Iacomino, 67 anni, arrestato nelle scorse settimane a Bogotà in Colombia e definito dall'autorità sudamericane braccio destro di Bernando Provenzano.

Ai carabinieri di Genova risulta che Iacomino avesse un canale preferenziale con Cosa Nostra ma che lavorasse anche per chiunque dovesse reperire carichi di stupefacenti. L'operazione partita da Genova ha avuto arresti in tutta Italia. In manette sono finiti anche i crotonesi Felice Mesuraca (57 anni) e Agostino Frisenda (52); il napoletano Raffaele Maragliano (52) e quattro romani: Silvano Mariani di 47 anni, Giovanni Carloni 60 anni, Nicola Spigoni di 42 e il padre Mario Spigoni di 68 anni. Quest'ultimo già in passato accostato, senza però alcun risultato processuale, alla Banda della Magliana.

L'indagine dei carabinieri ha preso il via da un maxi sequestro di droga avvenuto nel dicembre 2010 nello scalo genovese. In quella circostanza sul fatto venne arrestato anche Emanuele "Lele" Macchi di Cellere, ex terrorista di estrema destra, volto noto dell'eversione nera romana, vecchia conoscenza delle forze dell'ordine sin dagli anni '70 e '80, con precedenti per associazione terroristica, banda armata e detenzione di materiale esplosivo.