La notizia della morte l’ha data il figlio Gabriele su Facebook con un semplice ‘Ciao papà’, e a lui questa scelta così schiva e singolare dev’essere piaciuta. Perché nonostante sia stato un compositore, un direttore d’orchestra e un produttore discografico tra i più noti e importanti degli anni sessanta e settanta, Augusto Martelli, che qualcuno ricorderà anche con lo pseudonimo di Bob Mitchell, scomparso ieri dopo una lunga malattia, non apparteneva alla schiera dei presenzialisti ad ogni costo e degli assidui consumatori di quella Milano da bere alla nascita della quale pure contribuì per la sua parte.
Quasi sempre dietro le quinte e lontano dalle luci dei riflettori, questa è un’eredità che sicuramente gli venne in dono dai natali genovesi che ricordava appena poteva, essendo rimasto ostinatamente legato alla sua città, al di là della lontananza. Figlio d’arte (il bisnonno aveva recitato con Eleonora Duse, il nonno fu violino di Mascagni e il padre noto jazzista) Martelli è stato un artista capace di spaziare dalla musica sacra (con la "Missa Antoniana" eseguita per la prima volta al Teatro Comunale di Bologna nel 1993) al pop, dalle sigle televisive ai jingle, dalla conduzione tv alle colonne sonore.
E alzi la mano chi adesso ha una certa età e non ha mai ballato un lento, uomo o donna che sia, sulle note della celeberrima ‘Djamballà’, che si rivelò un vero e proprio successo internazionale contribuendo a creare le fortune di un film per altri versi davvero mediocre come ‘Il dio serpente’ che se viene ricordato è solo per l’ammirevole lato B della protagonista Nadia Cassini e appunto per la sua musica.
Da non dimenticare anche il sodalizio non solo professionale con Mina di cui diventò il compagno dopo la separazione della cantante da Corrado pani e per la quale compose e arrangiò diversi brani come ‘Una mezza dozzina di rose’, ‘Tu farai’ e ‘Ero io, eri tu, era ieri’. Ma fu con la nascita delle tv private che la carriera di Martelli subì una strepitosa accelerazione, firmando le sigle di programmi come ‘Casa Vianello’, ‘Il pranzo è servito’, ‘Ok il prezzo è giusto’, senza dimenticare il vero e proprio jingle di Canale 5. La sua versatilità lo portò anche a collaborare con grandi interpreti della canzone italiana, da Ornella Vanoni a Giorgio Gaber e da Jovanotti a Giuni Russo.
Una carriera a 360 gradi che non riuscì a sporcare neppure un’oscura vicenda giudiziaria, una decina di anni fa, con una condanna in primo grado a un anno e sei mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena, per detenzione di foto pedopornografiche, reato per il quale si è sempre dichiarato innocente. Così, quello che resta, alla fine, è soltanto il suo talento.
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E' morto Augusto Martelli, una carriera in musica tra jingle e pop
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