Bufera sulla Regione Emilia-Romagna a pochi giorni dalle regionali del 23 novembre. Notificati 41 avvisi di fine indagine dell'inchiesta della Procura di Bologna per le spese dei consiglieri. Sarebbero coinvolti tutti i gruppi dell'assemblea legislativa. Gli avvisi che chiudono l'inchiesta sono firmati dai Pm Morena Piazzi e Antonella Scandellari, vistati dal procuratore aggiunto Valter Giovannini.
I primi a essere notificati dalla Guardia di finanza sono relativi ai capigruppo, che rispondono di peculato, sia per le spese in proprio che per omesso controllo dei rimborsi dei consiglieri del loro gruppo. Secondo quanto si apprende ai capigruppo è dunque contestata l'intera cifra che si ritiene un gruppo abbia speso senza pertinenza con l'attività di consigliere regionale.
L'inchiesta era stata avviata oltre due anni fa. Da ottobre 2013 risultavano indagati i nove capigruppo che hanno ricevuto le notifiche. Hanno tutti ricevuto le notifiche, ad eccezione di Mauro Manfredini, il presidente del gruppo della Lega Nord deceduto lo scorso 10 ottobre. L'inchiesta riguarda il periodo giugno 2010-dicembre 2011. A fine settembre era stata stralciata e chiesta l'archiviazione per la posizione del candidato del centrosinistra alle Regionali, Stefano Bonaccini. Gli avvisi sono partiti a pochi giorni dalle elezioni regionali del 23 novembre.
'SPESE PAZZE' IN LIGURIA - Ultimo in ordine di tempo a essere stato interrogato dalla guardia di finanza è stato Giorgio De Lucchi, ex tesoriere del gruppo consigliare dell'Italia dei Valori in Consiglio regionale. Sentito nell'inchiesta sulle spese pazze ha detto: "Firme false sui rendiconti? I consiglieri sapevano". Nel corso delle indagini era emerso che De Lucchi avrebbe prelevato dal conto intestato al gruppo oltre 68mila euro e ne avrebbe distribuiti a cinque consiglieri circa 56mila. Nel bilancio, dunque, mancherebbe la differenza di 11 mila euro che secondo gli inquirenti si sarebbe intascata proprio De Lucchi. Oltre al tesoriere, indagati l'ex capogruppo Nicolò Scialfa (scarcerato a metà luglio dopo sei mesi di arresti domiciliari) e i consiglieri regionali Maruska Piredda, Marylin Fusco (entrambe ai domiciliari e scarcerate dopo tre giorni) e Stefano Quaini, oltre a Giovanni Paladini, marito della Fusco e ex deputato dell'Idv. Le accuse nei loro confronti, a vario titolo, sono di peculato e falso, perché avrebbero usato i soldi pubblici per acquisti personali.
'SPESE PAZZE' IN PIEMONTE - Imputazione coatta per una decina di ex consiglieri regionali del Piemonte nell'inchiesta sui "rimborsi facili". Lo ha deciso il gip torinese Roberto Ruscello. Il provvedimento riguarda fra gli altri anche due assessori della giunta di Sergio Chiamparino. Si tratta di Monica Cerutti e del vicepresidente Aldo Reschigna.
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Costi della politica, 41 avvisi di fine indagine in Emilia Romagna
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